Lavitola: “I 500 mila € di Berlusconi? Affidati a un amico brasiliano”

Pubblicato il 11 Maggio 2012 - 17:34 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – I 500mila euro elargiti da Silvio Berlusconi all’imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini tramite Valter Lavitola sarebbero stati affidati dall’ex direttore dell’Avanti a un amico brasiliano al quale Lavitola stesso aveva venduto alcune barche. Lo ha detto il giornalista ai pm titolari dell’inchiesta sui finanziamenti all’Avanti e la corruzione internazionale nel corso dell’interrogatorio investigativo che si e’ svolto lo scorso 5 maggio. Lavitola ha dunque smentito l’esistenza di un conto corrente in Uruguay, di cui lui stesso aveva parlato nei mesi scorsi.

Il racconto del giornalista e’ pero’ ritenuto poco verosimile dai pm, uno dei quali sbotta: ”Ma non e’ che abbiamo l’anello al naso!”. ”L’accordo con Berlusconi e con Tarantini, come emerge anche chiaramente dalle intercettazioni – afferma il giornalista, assistito dall’avvocato Gaetano Balice – era questo: Valter, tu metti a disposizione cinquecentomila euro a Tarantini all’estero, perche’ lui vuole andare a lavorare all’estero; non era vero che lui voleva andare a lavorare in Jugoslavia o dove acciden… lui voleva andare a lavorare in Brasile o a Panama, perche’ la’ si sentiva da me tutelato, e io te li do qua, per te va bene? Mi disse il Presidente; dico: okay; io stazionai cinquecentomila dollari… euro a disposizione di Tarantini li’, custoditi presso questa persona di cui io mi fidavo ciecamente e che me li avrebbe messi a disposizione in qualsiasi momento con trenta giorni massimo di preavviso per poterli collocare su un conto corrente bancario; punto; Berlusconi mi da’ qua cinquecentomila euro in contanti in piu’ tranche, siccome lei capira’ benissimo che cinquecentomila euro non sono cinquemila euro, che tu vuoi tenere nel cassetto, e siccome lei capira’ benissimo che dopo la questione di Fini e dopo le attenzioni di Bocchino, io… che mi dicono essere ben introdotto in un sacco di posti, io non avevo certamente la poca intelligenza di tenere cinquecentomila euro a casa mia, nel cassettino o tanto meno nella cassaforte”.

Dal verbale dell’interrogatorio emergerebbe anche che l’avvocato Alessandro Sammarco chiese di incontrare Valter Lavitola durante la latitanza per sottoporlo ad un interrogatorio difensivo per conto di Silvio Berlusconi nell’ambito dell’inchiesta barese su Gianpaolo Tarantini e le escort che questi conduceva dall’ex premier. Approfondendo gli incontri avuti da Lavitola a Panama, in Brasile e in Argentina durante la latitanza, i pm chiedono al giornalista con quali avvocati abbia avuto contatti. Lavitola cita tra gli altri l’avvocato Moiraghi, che lo incontro’ una volta da solo anche se sarebbe dovuta arrivare in compagnia di Sammarco: ”Dopodiche’ – dice Lavitola – non e’ venuta piu’, in quanto l’avvocato Balice (difensore del giornalista, ndr) ha ritenuto non opportuno questo interrogatorio difensivo che io, invece, avrei voluto fare”.     I pm chiedono delucidazioni e l’indagato spiega: ”Allora, l’avvocato Sammarco si era proposto di fare un interrogatorio difensivo nei conf… nell’interesse di Berlusconi aveva contattato l’avvocato Balice”.

I pm vogliono sapere nell’ambito di quale inchiesta dovesse svolgersi questo interrogatorio difensivo e Lavitola replica: ”E che ne so io?! Credo nella vicenda di Bari”. I pm sollecitano altri particolari, ma Lavitola afferma: ”Perche’ non glielo chiede a lui? Cosi’ lo sente, voglio dire; io non lo so che cosa voleva venire a fare; lui disse che voleva venire a fare un interrogatorio difensivo; Balice gliel’ha detto; e gli aveva scritto, una come si chiama, e Balice”.     Di li’ a poco Lavitola chiarisce di non avere mai avuto contatti diretti con Sammarco, il quale ha invece avuto uno scambio di mail con il collega Balice. Proprio Balice si e’ opposto all’interrogatorio difensivo: ”Questo aveva deciso di venire a fare l’interrogatorio difensivo; Balice si e’ opposto a questa cosa e questo qui non e’ venuto”.

A questo punto i pm chiedono: ”Che significa che Bocchino e’ ben introdotto in un sacco di posti, che significa? Che aveva paura di tenere i soldi a casa perche’ Bocchino se li manda a prendere?”. Lavitola risponde: ”No, perche’ Bocchino mi puo’ denunciare, accusare, individuare attivita’ di denuncia e di… questo significa”. Quindi fa riferimento anche alla presunta ostilita’ nutrita nei suoi confronti da Gianni Letta e Niccolo’ Ghedini: ”al di la’ di Bocchino, come voi avete visto, io godevo delle simpatie di quei due mascalzoni di Letta e Ghedini, ovviamente non sarei stato tanto sprovvisto, che sia Letta che Ghedini sono sempre al corrente di ogni qualsiasi attivita’ che il Presidente Berlusconi fa, sempre; e’ impossibile che Berlusconi svolga qualsiasi tipo di attivita’, che io credo anche di carattere personale, senza che Letta e Ghedini siano informati; da quanto e’ a mia conoscenza, impossibile; per quanto concerne questo, quindi io ero matematicamente sicuro che Letta e Ghedini…”.

Nel prosieguo dell’interrogatorio, Lavitola insiste ancora su questa ricostruzione, fino a che uno dei pm commenta: ”E per questo, dicevo, e’ un po’ un romanzo”.