Livorno/ Rubano benzina dalla società per cui lavorano. Ma il giudice sentenzia il loro reintegro: “Lo facevano tutti”.

Pubblicato il 16 Luglio 2009 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA

Rubavano benzina dall’azienda della quale erano dipendenti, ma il giudice del lavoro ha ordinato la loro riassunzione, visto che il furto di carburante in quell’azienda era una pratica comune.

È successo a Livorno e la società in questione é la Neri Lavori Pubblici Srl, che svolge servizi portuali nel capoluogo toscano.

Alessandro Galli e Angelo Mattera, due dipendenti dell’azienda, erano stati fermati dalla Guardia di Finanza con otto litri di benzina “rubati” e alla richiesta di spiegazioni da parte dei militari hanno dichiarato «Che male c’è? Lo facciamo tutti». Ma l’azienda li aveva licenziati.

Il caso è finito davanti al giudice del lavoro Jacqueline Monica Magi che, incredibilmente, ha sentenziato il reintegro dei due dipendenti con questa motivazione: «Era un comportamento tollerato, fatto da tutti e tacitamente ammesso». Il giudice ha sottolineato che la sentenza é arrivata dopo un’indagine accurata e che si è avvalsa delle testimonianze di numerosi testi, circa una quindicina e tutti dipendenti dell’azienda.

Testimonianze diverse le loro, contraddittorie. Il signor Rosato, ad esempio, ha precisato che nell’azienda lo facevano tutti addirittura dagli Anni Sessanta. E il signor Baffigi ha aggiunto il carico da dieci: «Lo sapevano tutti, è vero. Era ammesso, l’ho fatto anche io!».

Immediata però la reazione dei titolari dell’azienda che, tramite l’avvocato Alberto Batini, hanno fatto sapere che le cose non stanno proprio come alcuni dipendenti le hanno raccontate. Dipendenti che, come Baffigi, sono stati licenziati in tronco dopo la “scomoda” testimonianza.

Alla fine però la società toscana  ha dovuto applicare le disposizioni del giudice e reintegrare i dipendenti. Angelo Mattera e Alessandro Galli sono “tornati a lavoro”, ma solo sulla carta. L’avvocato dei dipendenti, Giacomo Pasquinucci, spiega infatti: «La società li paga e basta».