Massimo Bossetti, lettera firmata “prigioniero dello Stato”: “Io come Olindo e Rosa”

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 4 Settembre 2019 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti, lettera a Oggi firmata "prigioniero dello Stato": "Io come Olindo e Rosa"

Massimo Bossetti in una foto d’archivio Ansa

ROMA – Massimo Bossetti, “prigioniero dello Stato”. Così si firma il carpentiere di Mapello, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa a Brembate Sopra nel 2010 e ritrovata morta dopo alcuni mesi.

Bossetti ha scritto una lettera, che sarà pubblicata sul settimanale Oggi giovedì 5 settembre. Ecco alcune anticipazioni della missiva:

“Voglio fare un appello pubblico a chi di dovere, a chi custodisce i reperti del mio caso: chiedo che venga garantita la massima custodia e conservazione, che non vengano distrutti come accaduto in altri casi, affinché un domani la mia difesa possa fare un’ulteriore accurata indagine.Il timore che possano andare irrimediabilmente distrutti è alto, basti vedere quanto è avvenuto nel caso di Rosa e Olindo. Non per niente come me sono stati allegramente condannati all’ergastolo due sprovveduti, i coniugi di Erba”.

Bossetti si paragona a Rosa e Olindo, si paragona a quelli che secondo lui sono stati condannati da innocenti solo per essere degli “sprovveduti”, per usare le sue parole. Probabilmente Bossetti intende per sprovveduti persone incastrate per ingenuità.

La condanna di Massimo Bossetti in Cassazione.

Il 12 ottobre 2018 i giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso del muratore di Mapello e lo hanno riconosciuto colpevole di aver ucciso la ragazzina di appena 13 anni scomparsa da Brembate di Sopra e il cui corpo venne trovato 3 mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola, a pochi chilometri da lì.

Dopo la condanna all’ergastolo in corte d’Appello, il legale di Bossetti Claudio Salvagni ha presentato ricorso ma è stato rigettato dai giudici della prima sezione penale della Cassazione, che hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa, condannando l’imputato anche al pagamento delle spese legali. La Corte ha anche dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla procura generale di Brescia contro l’assoluzione dal reato di calunnia per Bossetti. (Fonte Oggi).