Mediaset-Google. Lillo sul Fatto: “Giudice Marvasi, figlio dell’amico di Previti”

Pubblicato il 4 Dicembre 2013 - 14:45 OLTRE 6 MESI FA
Mediaset-Google. Lillo sul Fatto: "Giudice Marvasi, figlio dell'amico di Previti"

Mediaset-Google. Lillo sul Fatto: “Giudice Marvasi, figlio dell’amico di Previti” (nella foto con Berlusconi)

ROMA –  Una causa milionaria oppone Mediaset a Google: il gruppo televisivo ha chiesto 800 milioni di euro di danni al motore di ricerca per 65 mila video di proprietà Mediaset caricati senza licenza su Youtube (di sua proprietà). I consulenti nominati dal Tribunale delle Imprese di Roma dove si discute la causa avrebbero quantificato il danno tra i 200 e i 300 milioni, la metà di quanto, al contrario, il gruppo di Berlusconi ha dovuto versare come risarcimento alla Cir di De Benedetti, nota Marco Lillo sul Fatto Quotidiano. Il giornalista, nel presentare la causa, si sofferma sui protagonisti della contesa giudiziaria, in particolare sulla presenza del figlio di Cesare Previti, Stefano, nel collegio difensivo di Mediaset, del giudice che a giorni depositerà la sentenza, Tommaso Marvasi, figlio di Mario, giudice romano deceduto e amico di Cesare Previti  per sua stessa ammissione (lo riferisce Lillo ricordando le dichiarazioni rese ai giudici nel caso Lodo Mondadori). E sulle figure di consulenti e co-auditori, considerando una parcella complessiva da un milione e mezzo di euro mila euro per la perizia sulle stime dei danni divisi tra consulenti,

Il giudice Tommaso Marvasi. Il giudice incaricato di dirimere la contesa è figlio di un magistrato di Roma amico di Cesare Previti, l’ex avvocato (nel frattempo radiato dall’Ordine per la corruzione dei giudici del Lodo Mondadori) di Berlusconi. Marco Lillo segnala incroci e coincidenze nella rete dei rapporti di parentele e amicizie di lungo corso.

Ora è Stefano (Previti, ndr.) il titolare dopo che papà Cesare è stato radiato dall’albo proprio per la sua condanna a un anno e sei mesi per corruzione giudiziaria nel caso Lodo Mondadori. In quel processo l’ex procuratore di Roma, Orazio Sava, aveva raccontato di una cena a casa Previti alla quale avevano partecipato Mario Marvasi e il figlio Tommaso. L’amico e coimputato di Previti, l’avvocato Attilio Pacifico, invece ha ricordato: “Mario Marvasi lo conosco da tantissimi anni perché frequentavamo il Circolo Calabresi perché lui era un calabrese”. Il papà di Tommaso Marvasi, il giudice Mario Marvasi, era stato invitato al famigerato viaggio negli Stati Uniti organizzato e pagato da Cesare Previti. Marvasi senior rispose così ai giudici: “io sapevo che le spese (del viaggio, ndr) erano mie. Oggi voi mi dite che le spese sono state fatte da Previti. Ma io anche sapendo questo ci sarei andato lo stesso, primo perché sto in pensione, mi facevo un viaggio gratis. Seconda cosa, perché sono amico di Previti”. (Marco Lillo, Il Fatto Quotidiano)

750 mila ai consulenti per le stime dei danni Mediaset. Anche l’assegnazione delle perizie e la scelta dei consulenti suscita un supplemento di interesse nell’articolo di Marco Lillo. Sulla cifra dei compensi, sulla competenza dei consulenti stessi, sulla natura dei rapporti amicali. Il Tribunale ha liquidato 750 mila euro per la stima del danno eventualmente subito da Rti (Mediaset) ai tre consulenti, Gianfranco Lizza, professore di Geografia Politica, Mauro Longobardi, presidente dell’Ordine dei Commercialisti e Matteo Gattola, ingegnere. In generale non vengono rinvenuti, da parte di Marco Lillo, profili di competenza in relazione alla causa in discussione, mentre del primo, il professor Lizza, Lillo ricorda una possibile affiliazione alla Massoneria.

Gianfranco Lizza è un professore di geografia politica ed economica. Già relatore a corsi sul fondamentalismo e il petrolio non vanta esperienze nel mondo dei diritti televisivi o del web. “Sono commercialista da 44 anni e sono iscritto negli albi del tribunale. Inoltre sono stato presidente del sindacato dei commercialisti”, spiega lui al Fatto . Quanto a quell’omonimo che risulta iscritto alla lista massonica P2 con la tessera 233, Lizza dice che “Ci sono tanti nomi su quella lista. Nessuno ha mai accertato chi siano. Lei non può dire che sia io”. (Marco Lillo, Il Fatto Quotidiano)