Milano. Colf eredita palazzo e lo vende a società immobiliare: a rischio “giardino secolare” e gli “storici” inquilini

Pubblicato il 23 Agosto 2010 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA

Dopo decenni passati in affitto nel palazzo di via Borsieri 26, a Milano, gli inquilini dovranno dire addio a quelle che saranno ancora per poco le loro case e al “giardino secolare”, un’oasi verde nella città, che probabilmente sarà abbattuto per costruire un parcheggio. Questo perché Celso Canova, il defunto proprietario dello stabile, ha lasciato il palazzo alla sua colf e badante, una donna marocchina di 40 anni, che lo ha venduto alla società immobiliare Gaffurio VI,  incassando circa 6 milioni di euro.

La donna ha così saldato i suoi debiti con le banche e reinvestito il denaro comprando un appartamento in Corso Buenos Aires, lasciando palazzo, inquilini e secolare giardino nelle mani dei soci fondatori della società immobiliare Roberto Arturo Boscariol, 50 anni, e Nadia Maria Gemelli, 44 anni, e dell’amministratore della società Saverio Blandini, 48 anni, che hanno inviato agli “storici” inquilini delle lettere in cui ricordano che quando, a giugno, scadrà il contratto di affitto, questo potrebbe non essere riconfermato.

Se per la Gaffurio VI l’immobile è un’ottima occasione di guadagno, essendo situato in un’area in spettacolare fase di speculazione, per Canova il palazzo era una sorta di esperimento sociale, dove (per ora) vivono pittori, musicisti, muratori, giornalisti, insegnati, sceneggiatori, italiani e stranieri, benestanti e precari, single e famiglie, universitari e pensionati, insomma un luogo di incontro tra vite diverse, un luogo di giustizia, dove l’affitto era commisurato al salario dell’inquilino, ed ognuno di loro rappresentava un tassello di un eterogeneo mix accuratamente pensato.

Chissà cosa direbbe ora Canova, nel vedere come la sua Isola “felice” nella città viene lentamente distrutta, lui che l’aveva lasciata alla sua colf, magari nella speranza che lei portasse avanti la visione di convivenza nella diversità. La signora marocchina, che da 10 anni lavorava per lui, finora si è rifiutata di parlare e raccontare, ma all’Isola la vedono ancora, e si sprecano le chiacchiere su come la donna investa i soldi, o meglio li dilapidi in scommesse appena varcato l’angolo di quel palazzo, che oasi forse non sarà più.