Mose, Raffaele Cantone: “Più grave di tangenti Expo, sistema appalti da rifare”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Giugno 2014 - 12:55 OLTRE 6 MESI FA
Mose, Raffaele Cantone: "Più grave di tangenti Expo, sistema appalti da rifare"

Raffaele Cantone (Foto LaPresse)

ROMA – “Il caso Mose è più grave delle tangenti all‘Expo, l’intero sistema degli appalti va ripensato”. Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione, ha commentato così ai microfoni del Tg1 l’inchiesta sugli appalti del Mose a Venezia. Per Cantone la legge per gli appalti “non è adeguata e va cambiata“, e serve una svolta perché al momento il sistema degli appalti “è da ripensare, fa acqua da tutte le parti”.

“SISTEMA APPALTI DA RIFARE” – Il presidente dell’Autorità Anticorruzione commentando l’inchiesta sul Mose ha dichiarato:

“Dove ci sono le grandi opere si sono anche grandi deroghe dietro le quali spesso si annida la corruzione. Il sistema degli appalti è da ripensare, perché ormai fa acqua da tutte le parti. L’impressione che si sta verificando è questa”.

Cantone ha poi ribadito che è necessario rivedere e ampliare i poteri dell’Autorità Anticorruzione, in particolare per quanto riguarda Expo,

“bisogna consentire poteri di controllo che permettano verifiche sulle procedure meno formalistiche”.

Sul piano culturale bisogna

“lavorare moltissimo sulle coscienze: la corruzione è un fenomeno sottovalutato nel nostro paese e il corruttore spesso non è equiparato a un delinquente, ma a uno po’ più furbo degli altri, che riesce a cavarsela”.

Intervistato da Radio Capital sul caso Mose, Cantone ha detto:

“Ho appreso dello scandalo con un senso di grande dispiacere perché dà l’immagine di un Paese con enormi problemi su questo profilo. Forse persino peggio di quanto sia in realtà. E non fa piacere pensare che dietro quasi tutte le grandi opere poi si nascondano fenomeni di corruzione”.

Sull’incontro odierno con Renzi, ha detto che il premier

“mi è sembrato turbato dalla vicenda. Questi due scandali non fanno certo bene all’immagine del Paese”.

“LEGGE VA CAMBIATA” – Cantone spiega a Repubblica che è necessario cambiare la legge che regola gli appalti pubblici:

“C’è un problema sulla legge per gli appalti, non è adeguata e va cambiata. Opere fatte con deroghe finiscono quasi sempre con fatti di corruzione . C’è una legge inadeguata a gestire le grandi opere. C’è troppo formalismo per le piccole amministrazioni e un difetto per le grandi. C’è sempre bisogno di deroghe, giustificate per fare le opere, che poi producono corruzione. Bisogna migliorare le qualità ispettive, ampliare il potere sanzionatorio e consentire all’Anac di essere più efficiente nei controlli che fa”.

Cantone sottolinea che

“la legge Severino prevede il patto di integrità, una clausola nei contratti che consente la revoca se si verifica un fatto di corruzione. È uno strumento utilissimo che già esiste e che mi auguro che venga applicato…”.

E sempre sulla Severino dice:

“la legge merita un tagliando, ci sono cose da cambiare, soprattutto sui poteri dell’Anac e sulla prevenzione”.

Alla domanda se abbia chiesto al premier di dare all’Anac il potere di revocare appalti corrotti dice:

“Non ne ho parlato con Renzi, ma sicuramente è uno dei temi da affrontare. Quando dimostri che un appalto è oggetto di attività corruttiva è moralmente paradossale che il soggetto che lo ha conseguito continui a lavorare”.

In un’intervista al Mattino avverte che

“non assisteremo inermi a questi ulteriori fenomeni di corruzione nazionale”

e suggerisce quindi il commissariamento delle imprese delle grandi opere coinvolte in indagini sulla corruzione ma chiarisce,

“è una strada perseguibile ma bisogna verificare se può essere praticata anche per i contratti di appalto antecedenti alla legge anticorruzione 231”.

Quanto all’indagine sul Mose dice:

“quello che inquieta è il coinvolgimento trasversale di soggetti diversi, non solo imprenditori e politici, ma anche pezzi del sistema dei controlli, a dimostrazione di come la corruzione riesca a pervadere ambiti più vari”.

“MOSE PIU’ GRAVE DI EXPO” –  Per Cantone la vicenda del Mose è più grave di quella dell’Espo:

“Quello che sta emergendo in questa vicenda, che ovviamente deve essere vagliata dalla magistratura, è un sistema molto inquietante, ancora più di quello già grave venuto alla luce per Expo”.

Per Cantone

“è innegabile che il sistema degli appalti deve essere ripensato” ma cambiare le regole non basta, occorre “discontinuità politica e culturale”.

Il quadro che emerge dall’inchiesta relativa al Mose, dice ancora Cantone,

“è di una corruzione davvero penetrante, che viene in qualche modo favorita dalla quantità enorme di denaro che gira quando si tratta di Grandi Opere. Ogni volta che accadono fenomeni corruttivi di questo tipo, giocoforza si parla di cambiare le regole. Però, è innegabile che il sistema degli appalti vada ripensato. Tutti i grandi eventi degli ultimi anni sono stati fatti con deroghe. Siamo al paradosso che le regole funzionano sugli appalti di medio-piccola grandezza, mentre in quelli di dimensioni più ampie, dove dovrebbe essere maggiore l’attenzione perché ci sono in ballo interessi maggiori, lì le regole non funzionano, non vengono applicate”.

Poi ha aggiunto:

“Però parliamoci chiaro,  non possiamo certo pensare che con il solo cambiamento delle regole si possa evitare il ripetersi di situazioni così incancrenite in cui sono coinvolti controllati, controllori, ceto politico. Il sistema è veramente complicato, le regole sono uno degli aspetti su cui lavorare ma è evidente che si tratta anche di fare scelte chiare sul piano della discontinuità politica e culturale”.

Per Cantone è necessario

“revocare un appalto laddove si individuino reati rischia di compromettere tutto il lavoro svolto per quella particolare manifestazione”.

Ma aggiunge:

“Da privato cittadino e da studioso del diritto mi pare giusto affermare una cosa: nessuno deve poter ottenere vantaggio dalla propria attività delittuosa. E’ un tema delicat ma voglio dire che la legge anticorruzione del 2012 prevede che possano essere inserite nei contratti clausole tipo patti di integrità, che consentono la revoca del contratto laddove si ravvisino fatti di corruzione”.