Ecco la mappa della ‘ndrangheta in Lombardia, quando faceva summit tra i carciofi

Pubblicato il 19 Luglio 2010 - 16:47 OLTRE 6 MESI FA

La storia della ‘ndrangheta in Lombardia e le radici che le cosche hanno esteso a Milano e provincia mettendo sotto scacco il territorio con una ventina di ‘ndrine (famiglie) che vedono circa 13 comuni controllati solo nella zona del Pavese. E’ uno degli elementi che emergono nell’ultima inchiesta video della squadra de ilfattoquotidiano.it. In video e in rete c’è il racconto di un imprenditore edile lombardo che per qualche tempo avrebbe fatto affari con le cosche e che ora si trova sotto ricatto.

Si tratta di una testimonianza secondo gli autori del documento ”clamorosa” e che ”anticipa di qualche giorno il maxiblitz tra Lombardia e Calabria concluso con 300 arresti”. Nell’inchiesta che sarà trasmessa domani da ”Current tv” si parla di spartizione del territorio, summit di mafia tra carciofi e melanzane in località dell’hinterland milanese, di relazioni istituzionali ”opache”.

Nelle parole dell’imprenditore spicca il racconto sugli ”orti di Quarto Oggiaro”, un fortino blindato con pitbull di guardia, dove i capi delle cosche si siedono a tavola per discutere e dove organizzerebbero omicidi e spedizioni punitive. Tra i boss l’imprenditore fa i nomi di Vincenzo Mandalari, capo di Bollate e membro, con Carmelo Novella – secondo l’indagine del ”Fatto” – del direttivo lombardo della cupola.

Tra gli affari delle cosche quelli del movimento terra, delle cave e del traffico di rifiuti tossici. La ‘ndrangheta avrebbe anche allungato i tentacoli su Expo 2015 grazie alla cooptazione di imprese ‘pulite’ e intestate o a prestanome o a imprenditori che solo nominalmente sono titolari di appalti. Il testimone racconta nel documento di avvocati, ad esempio, che hanno ricevuto l’incarico di raccogliere e distribuire i lavori, e chiamare a rapporto quelle persone ”avvicinabili” che in cambio di una percentuale si mettono alla testa di imprese pulite solo in apparenza. L’inchiesta del Fatto si conclude con un capitolo legato all’indagine di Pavia dove, secondo i carabinieri del Ros, la ‘ndrangheta avrebbe avvicinato esponenti politici.