Palermo, è allarme legionella: focolaio in un hotel, casi anche in altre strutture

L’Asp è subito intervenuta alzando il livello di allerta e interessando anche l’Amap, l’azienda che si occupa della distribuzione idrica che al momento precisa non essere direttamente coinvolta nella gestione di questi casi, che riguardano esclusivamente impianti privati a valle dei contatori e per i quali per altro non ha ricevuto ad ora nessuna segnalazione.

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Settembre 2022 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Palermo legionella

Palermo, è allarme legionella: focolaio in un hotel, casi anche in altre strutture (foto ANSA)

È allarme legionella a Palermo dopo che un focolaio scoppiato in un hotel del centro ha costretto la struttura a chiudere e trasferire i clienti in altri alberghi. Il batterio che provoca una grave forma di polmonite, è stato scoperto pure in un edificio di via Principe di Belmonte che è stato sgomberato per evitare che l’infezione possa diffondersi velocemente. Altri casi sono stati segnalati in alcuni quartieri della città, in particolare all’interno di palazzi che possiedono una vecchia autoclave o sono collegati alla rete con tubature da cambiare. 

L’Asp sta controllando attentamente la situazione mentre l’Amap, l’azienda che si occupa della distribuzione idrica, ha tenuto a precisare che “non è direttamente coinvolta nella gestione di questi casi, che riguardano esclusivamente impianti privati a valle dei contatori e per i quali per altro non ha ricevuto ad ora nessuna segnalazione”.

Come si contrae la legionella

La legionella si può comunemente sviluppare in presenza di acqua a una temperatura compresa tra i 20 e i 45°C, in particolare nelle tubature in presenza di ristagni oppure in tutti gli ambienti domestici dove si forma umidità, ad esempio dentro le canalizzazioni degli impianti di climatizzazione ma anche sopra e all’interno delle mura domestiche, negli aeratori dei rubinetti, nel soffione della doccia, nelle vasche idromassaggio e nei nebulizzatori per ambienti. La malattia, dunque, non si contrae bevendo acqua, ma piuttosto respirando l’acqua sotto forma di microparticelle contaminate.