Palermo, sgrida un alunno. La famiglia chiede 34mila euro di danni

Pubblicato il 30 Maggio 2011 - 17:22 OLTRE 6 MESI FA

PALERMO – Ha rimproverato un alunno che aveva falsificato la firma dei genitori sotto una nota presa a scuola e si è ritrovata una denuncia per abuso dei mezzi di correzione, reato per cui ora e’ indagata, e una richiesta di risarcimento del danno di 34mila euro per le presunte ”sofferenze psichiche’ riportate dal bambino a causa del rimbrotto.

E’ accaduto a una maestra elementare di Palermo colpevole di avere fatto notare al ragazzino che falsificare una firma e’ sbagliato e che gli adulti che fanno cose simili commettono un reato. Una ramanzina che il bambino ha subito riferito ai genitori che sono andati dall’avvocato. Oltre a sporgere querela nei confronti dell’insegnante, la famiglia ha intentato un’azione civile presentando alla donna un conto di 34mila euro.

A tanto in denaro corrisponderebbe, a dire del legale, il danno psicologico subito dal ragazzino traumatizzato dal rimbrotto. Nell’atto di parte è stata inserita anche la consulenza di un esperto che certifica le ”sofferenze” riferite dal bambino.

Ad aprire la strada è stato il padre di un ragazzino delle scuole medie costretto dalla maestra a scrivere sulla lavagna ‘sono un deficiente’: una punizione meritata, secondo la prof, visto che l’alunno aveva impedito a un compagno a cui aveva dato del gay di andare in bagno. Ma il genitore non l’ha mandata giù e ha querelato la donna che è stata condannata a un mese di carcere in appello per abuso dei mezzi di correzione.

Da allora, dicono in Procura, a Palermo, le denunce di insegnanti ritenuti troppo severi da famiglie che prendono decisamente le parti dei bambini sono aumentate.

L’ultima storia, che ha del surreale, è accaduta sempre in una scuola cittadina. Stavolta elementare, dove una maestra e’ stata querelata, sempre per abuso di mezzi di correzione, per avere rimproverato un alunno che aveva falsificato la firma dei genitori sotto una nota. Ai genitori, pero’, non e’ bastata la denuncia, che comunque ha portato all’iscrizione della donna nel registro degli indagati. La coppia infatti ha deciso di intraprendere anche la strada dell’azione civile e ha chiesto alla insegnante un risarcimento del danno di 34mila euro per le presunte ”sofferenze psichiche” riportate dal bambino a causa della ramanzina.

Un episodio simile, che si avvia verso l’archiviazione, ma prova l’acuita attenzione delle famiglie verso presunte lesioni della sensibilità dei ragazzini è accaduto recentemente sempre a Palermo dove un’altra insegnante, che ha punito un alunno poco studioso costringendolo a scrivere alla lavagna una frase ironica sul suo scarso impegno e a farci su l’analisi logica, è stata denunciata. In quel caso l’alunno ha scattato una foto col cellulare immortalando la punizione e consegnando la prova del presunto abuso ai genitori. Tempi duri, dunque, per i prof che corrono il rischio di finire in tribunale e in qualche caso di mettere mano al portafogli.