Un parto, un dolore: “Troppi cesarei e ospedali con poca esperienza”

Pubblicato il 12 Settembre 2010 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA

In Italia il 40% delle donne partorisce con il cesareo. Il massimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della Sanità è il 15%.  A rischiare è la madre che ha, secondo l’United Kingdom Confidential Enquiry, un pericolo di morte 2,84 volte superiore.

I dati, riferiti dal Corriere della Sera, mettono in luce un paese che ha tante disparità negli ospedali. Ci sono posti dove si fa meno esperienza, dove meno bimbi vengono aiutati a nascere. Duecentomila parti vengono effettuati nei 364 ospedali con meno di mille nascite l’anno, 54.142 bambini (il 10%) nascono in strutture con meno di 500 parti l’anno.

Sicilia e Lazio sono gli esempi che la cronaca ha portato alla ribalta: la prima per la lite in sala parto a Messina e la seconda per un neonato morto a Roma. Entrambe le Regioni presentano numeri che fanno riflettere: La Sicilia ha i cesarei a quota 52%, mentre il 55% dei neonati nasce in ospedali che fanno meno di mille parti l’anno. Il Lazio ha il 41% delle donne che partorisce con il cesareo e il 36% che viene assistito in strutture piccole.

«Non voglio mettere sotto accusa nessuno. Ma meno donne partoriscono, meno esperienza hanno ginecologi e ostetriche. Dove ci sono troppo pochi parti, i rischi per mamma e bambino aumentano», spiega Giorgio Vittori che guida la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo).

Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Cattolica di Roma, aggiunge: «Il motivo dell’elevato ricorso al bisturi è da ricercarsi nella disorganizzazione delle strutture, soprattutto al Sud. Ma non solo. Anche al Centro e al Nord troppe donne optano per il cesareo perché nessuno propone loro una vera alternativa (il parto indolore con l’epidurale, d’altronde, è garantito gratuitamente solo nel 16% dei casi, ndr). I problemi che ne conseguono sono all’ordine del giorno».