Pizza margherita vietata a Roma, sciarpa obbligata a Milano…20 Repubbliche giocattolo

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 14 Aprile 2020 - 08:45 OLTRE 6 MESI FA
Pizza margherita vietata a Roma, sciarpa obbligata a Milano...20 Repubbliche giocattolo (Ordinanze regionali)

Pizza margherita vietata a Roma, sciarpa obbligata a Milano…20 Repubbliche giocattolo (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Pizza margherita vietata a Roma. Nei forni che vendono il pane la pizza bianca c’è, e anche quella che a Roma si chiama pizza rossa, quella al pomodoro. Ma la pizza margherita no. A domanda, il forno rispondeva: non la possiamo fare.

Uno pensava avessero problemi organizzativi a fornire ogni tipologia di pizza in tempi di costante fila di umani fuori del forno. Invece no, riferivano di un divieto, di una impossibilità da disposizione delle Regione Lazio.

Pizza margherita no nel Lazio, pizza bianca e rossa sì. Pizza con la mozzarella, questa è la margherita, non si può e non si deve fare e vendere. Perché? La spiegazione più plausibile è che Zingaretti governatore del Lazio e segretario del Pd abbia dato nel partito ferree disposizioni a cancellare ogni traccia del renzismo.

E che quindi qualche suo solerte e acuto collaboratore si sia ricordato che Renzi e compari venivano dalla Margherita. 

A Milano la sciarpa o almeno il foulard (ora che fa più caldo) è obbligato intorno al volto. Non serve a niente ma fa scena. Perché? La spiegazione più plausibile è che Fontana Governatore e Gallera assessore sanità Lombardia una al giorno se la debbano inventare per tenere in cartellone la rappresentazione: Lombardia nessuno così bravo come noi. Un giorno la sciarpa, un altro il terremoto, un altro lo tsunami…

A Milano e a Torino librerie che restano chiuse (tanto, a che servono…). Ma a Roma e a Firenze, Napoli, Bari…librerie aperte. A Pasqua a Genova potevi fare la spesa. A Roma no, tutto chiuso. A Roma potevi mangiare la pastiera se trovavi qualcuno che te la portava a casa. A Napoli no: niente consegna a domicilio, solo pastiera fatta in casa.

In Sicilia non potevi attraversare lo Stretto, ingiunzione di Musumeci. In Veneto Zaia oggi riapre tutte le fabbriche che può. Toti in Liguria è per la limpida e chiara linea del semiaperto. Emiliano in Puglia medita e rimugina controllo alle frontiere e non disdegna una scuola pugliese dell’epidemiologia.

E’ il gioco del Governatore e l’ordinanza. Si fa a ce l’ho più dura io. O almeno più originale. Si gioca a far vedere chi comanda qui, qui fino al confine. Confine di che? Di 20 Repubbliche giocattolo. Il grande dramma, la grande onda del dramma spinge sulla cresta del potere ogni turacciolo, sulla spuma dell’onda viaggiano statisti di sughero. 

Li si vede giocare, animati da buona volontà, ottime intenzioni, vanità, ingenue astuzie. Giocano con il giocattolo che delittuosamente è stato loro messo in mano da governi, partiti, Parlamento, elettori: che follia la Sanità pubblica lottizzata tra le Regioni.

La Sanità Servizio Pubblico in mano alle Regioni serviva a distribuire sul cosiddetto territorio soldi e incarichi. E qui la Sanità in mano alle Regioni ha fatto ottimo lavoro negli anni: i partiti ne hanno piazzato molti e molti si sono piazzati e moltissimi ci hanno fatto i soldi e ci hanno campato.

Poi arriva l’epidemia e si vede, si tocca con mano che la Sanità spezzettata per Regioni è una follia, follia a perdere, gioco a perdere (il colmo ma non certo l’unico è il test sierologico diverso da Regione a Regione). Tranquilli, passato il dramma, ce ne dimenticheremo presto di quanto è stato folle.