Pordenone, Sanaa come Hina: uccise perché volevano una vita “occidentale”

Pubblicato il 17 Settembre 2009 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA

Sanaa era innamorata di un italiano, ma per il padre questo era uno scoglio insormontabile e l’ha uccisa. A lei, una ragazza marocchina di 18 anni, non era permesso rinnegare le sue origini, così è stata accoltellata mentre era in macchina con il fidanzato, Massimo De Biasio. Su facebook, fra i tanti amici che ora piangono la sua scomparsa, Sanaa esprimeva la sua voglia di vivere una vita propria, semplice e vicina all’uomo che amava. Era una ragazza sobria e sorridente, vestiva in jeans e maglietta, mai un eccesso nel trucco.

La sua pecca però era quella di aver intrapreso una relazione con una persona troppo lontana fisicamente, ma soprattutto mentalmente dalla “sua” Casablanca. Lei amava i panini, spesso aiutava il padre di Massimo,  nel suo laboratorio: «Facevano sul serio, erano molto uniti. Quando mi hanno detto che pensavano di andare a convivere, ho dato loro un appartamento. Era diventata una di famiglia: quando poteva, veniva ad aiutarmi nel panificio», dice Gianni De Biasio.

Sanaa per un po’ era riuscita a tenere lontana l’attenzione del padre verso la sua storia d’amore, ma quando lo ha scoperto la tensione in casa è salita. I vicini raccontano delle continue liti e le urla che si sentivano dall’esterno. Lei voleva una vita normale, anche se era musulmana e innamorata di un ragazzo cristiano, unione che l’islam non accetta per le donne.

Mentre l’imam di Pordenone, Mohammed Ouatiq, nega che la religione abbia importanza nel delitto, la mamma di Sanaa non si dà pace, si dispera per la perdita della sua amata figlia e non si dà pace per il folle gesto del marito: «Voglio mia figlia. Mi ha tradito. Ha ucciso la mia cara. L’ha uccisa». Poi però ha perdonato il marito, ammettendo gli “errori” della figlia.

La madre di Massimo, invece, racconta il retroscena del dramma, quello dei giorni prima della tragedia, quando la ragazza era scappata via dall’inferno familiare per andare a convivere con il fidanzato: «Avevano paura. Negli ultimi tempi quell’uomo telefonava sempre più spesso, minacciando la figlia», ha detto Iside Alzetta. L’ultima minaccia però ha spezzato la vita di Sanaa, per sempre.

La storia di Sanaa ricorda quella di Hina, anche lei sacrificata tre anni fa in nome dell’onore familiare perché innamorata di un italiano e perché voleva vestire all’occidentale. Il padre, Mohammed Saleem, immigrato dal Pakistan a Valtrompiacome, nel bresciano, l’ha uccisa sgozzandola con l’aiuto di alcuni parenti. La moglie lo ha perdonato, ora lo capisce, perché dice: «Nostra figlia sbagliava».