Sarah Scazzi. Psichiatra: “Misseri è un grande manipolatore”

Pubblicato il 16 Ottobre 2010 - 17:56 OLTRE 6 MESI FA

Vincenzo Mastronardi

Prima il silenzio, poi la confessione accompagnata da ”un pianto che suonava falso”, quindi il ”sacrificio”: per l’esperto di Psicopatologia forense Vincenzo Mastronardi, dell’università di Roma La Sapienza, Michele Misseri si è comportato come ”un grande manipolatore”.  Ha cercato fin dall’inizio di sviare le indagini sull’omicidio della nipote quindicenne, Sarah Scazzi, e di proteggere sua figlia Sabrina, accusata di avere preso parte al sequestro e all’uccisione di Sarah.

Un delitto nato soltanto da ”piccinerie comportamentali”, ha osservato Mastronardi, ”come i tanti omicidi che avvengono senza andare a cercare grandi perche”’. Probabilmente Sarah ha minacciato di andare a raccontare in giro di essere stata molestata dallo zio e questo è stato sufficiente per scatenare l’aggressione.

In Misseri, come nella figlia Sabrina, è stato il modo di piangere anomalo a destare i primi sospetti, ha detto lo psicopatologo: ”In entrambi si aveva l’impressione di una sorta di ‘pianto a comando’, soprattutto per il passaggio immediato dal pianto alla sua interruzione immediata, con il risultato di piagnucolio palesemente simulato e privo di emozionalita”. Dal momento in cui ha consegnato il telefonino di Sarah ai carabinieri, il 29 settembre scorso, Misseri ha cercato ”di entrare nelle indagini per depistarle dall’interno”, ha osservato l’esperto. ”Ha consegnato il cellulare proprio quando l’attenzione degli inquirenti cominciava a concentrarsi nei suoi confronti”.

L’8 ottobre, ”quando si è reso conto che non poteva più essere creduto, l’uomo ha tentato ancora una manipolazione, accusandosi di avere fatto violenza sul corpo di Sarah”. Lo ha fatto ”per salvare la vita a sua figlia”, ha detto lo psicopatologo forense. E’ stato un tentativo estremo, ma ”sopportabile per un uomo che il lavoro nei campi ha abituato al sacrificio e che ha senza dubbio una soglia di tolleranza molto alta”.

Un’accusa, quella di vilipendio di cadavere, che forse Misseri sapeva fin dall’inizio che non avrebbe potuto essere dimostrata, ”nella sicurezza che a oltre 40 giorni dalla morte l’analisi del tampone non avrebbe dato alcun esito”. Per Mastronardi non e’ infatti da escludere che Misseri ”sia un esperto in cadaveri alla luce dell’esperienza fatta in Germania in una ditta di pompe funebri”.