Stefano Cucchi, il padre: “Mi disse: mi hanno incastrato”

Pubblicato il 16 Maggio 2011 - 19:41 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Papa’ e’ finita mi hanno incastrato”. Stefano Cucchi disse molto provato queste parole al padre Giovanni, l’unico della famiglia che lo vide per pochi minuti in Tribunale. Lo ha ricordato oggi in aula il padre di Stefano Cucchi, il romano di 31 anni che, fermato dai carabinieri il 15 ottobre 2009 al Parco degli Acquedotti di Roma, mori’ il successivo 22 mattina nella struttura di medicina protetta dell’ospedale ‘Sandro Pertini’. Un’udienza quella di oggi nella quale e’ stata fatta sentire anche l’ultima frase registrata di Stefano che durante l’udienza di convalida al gip, con voce affaticata dice, ”scusate, non riesco a parlare bene”.

Per la morte di Cucchi sono sotto processo dodici persone: sei medici che ebbero in cura il giovane, tre infermieri e tre agenti della polizia penitenziaria. A vario titolo e a seconda delle posizioni, sono accusati di lesioni, abuso di autorita’, favoreggiamento, abbandono di incapace, abuso d’ufficio e falsita’ ideologica. Oggi e’ stata la giornata dei genitori di Cucchi: del padre Giovanni e della madre Rita. Giovanni Cucchi fu l’unico della famiglia a vedere Stefano in tribunale.

”Non era normale – ha detto – aveva il viso gonfio come un pallone. Uscito dall’aula, si avvicino’ a me dicendo ‘Papa’, e’ finita’. Gli risposi ‘Stefano, noi ti aiutiamo, pero’ vai in comunita”; e lui ‘Papa’, ma lo vuoi capire che mi hanno incastrato?”’. Poi, sono state raccontate le fasi dell’arresto. ”Quella notte – ha detto Giovanni Cucchi – mia moglie mi sveglio’ per dirmi che avevano trovato Stefano con della droga. Mi cadde il mondo addosso; fu un colpo durissimo. Non mi preoccupava il fatto che lui sarebbe finito in carcere, ma che era rientrato nel giro della droga”. La famiglia seppe della morte del ragazzo ”da un carabiniere che porto’ a casa un foglio piegato – ha detto Rita Calore, madre di Stefano – dicendomi ‘Signora, ho una brutta notizia: suo figlio e’ deceduto”. I genitori videro Stefano solo all’obitorio.

”Non era piu’ lui, era una maschera, un teschio – hanno detto – Massacrato, irriconoscibile”. Dell’udienza di oggi, restano poi le dichiarazioni dei carabinieri che quel 16 ottobre prelevarono Cucchi dalla caserma per portarlo in tribunale. ”Aveva il viso gonfio e macchie sotto gli occhi. Gli domandai come mai e mi rispose che lo avevano menato suoi amici – ha detto un carabiniere – Seppi dal collega piantone che la notte Cucchi aveva dato fastidio perche’ aveva sbattuto la testa contro il muro della cella, che avevano chiamato l’ambulanza e che lui non si era fatto refertare”. Quel viso gonfio che per il maresciallo Danilo Spinoso era invece ”un leggero rossore intorno agli occhi”. E la conferma del rifiuto di cure la fornisce anche un infermiere del 118 il cui intervento fu sollecitato dagli stessi militari. Ha detto di non essere riuscito a convincere il ragazzo ad andare con lui in ospedale. La prossima udienza, il 23 maggio, 11 testimoni saranno convocati: tra questi, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, nonche’ il magistrato e il presenti all’udienza di convalida dell’arresto del giovane.