Caso Tarantini, il Giro d’Italia delle Procure: ora viene fuori anche Bergamo

Pubblicato il 5 Settembre 2011 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

NAPOLI – L’inchiesta sulla presunta estorsione di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola ai danni di Berlusconi è diventata una specie di Giro d’Italia. Dopo le procure di Roma, Bari, NapoliLecce, ora è spuntata la “pista bergamasca”. L’ipotesi di un’indagine nella città lombarda emergerebbe da una telefonata intercettata tra Tarantini e Lavitola.

Lavitola: voi state avendo un tenore di vita troppo elevato per il reddito… e questi hanno sgamato tutto, che il lavoro è finto… che la cosa è così… hanno sgamato tutto!

Tarantini: ma quelli di Napoli o quelli di Bergamo?

Lavitola: quelli di Napoli! Che significa la stessa cosa… per cui, per piacere attenzione, attenzione estrema, non fate i bambini… io già gliel’ho detto a Ninni (la moglie di Tarantini, ndr) due o tre volte con le buone…”.

Ce n’è abbastanza, secondo Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo, per parlare sul Giornale di “intercettazioni a strascico per incastrare” Berlusconi. Non solo, i due giornalisti parlano anche di “rischio d’incompetenza” tra Procure.

Scrivono Chiocci e Di Meo che “di fronte all’evidenza di una competenza a indagare di Roma e non di Napoli il giudice scivola in un clamoroso autogol riuscendo a evidenziare due concetti che fanno a pugni tra loro: e cioè, che «il luogo di consumazione del reato in contestazione appare tutt’ora incerto» e che il collaboratore di Lavitola e la moglie di Tarantini, Angela Devenuto si recavano a prendere i soldi presso il «domicilio romano di Silvio Berlusconi, Palazzo Grazioli in via del Plebiscito». Il gip poi si supera quando osserva che essendosi i reati consumati tra la Capitale e un’altra dozzina di regioni, l’inchiesta resta nell’unica città dove non si è verificato nulla (Napoli) solo perché uno degli indagati (gli altri due no) è coinvolto in un’altra inchiesta napoletana (la P4)”.