Un chilo di cocaina in pancia, trafficante nigeriano incastrato dalla Tac

di Ilaria Del Prete
Pubblicato il 27 Gennaio 2010 - 10:34 OLTRE 6 MESI FA

Aria spavalda e una Bibbia nello zaino, il ventinovenne nigeriano E. S. ha insospettito gli agenti della Guardia di Finanza in servizio all’aeroporto napoletano di Capodichino: qui lo hanno fermato per un controllo al suo arrivo da Madrid sventando così un traffico di droga.

Durante il colloquio in cui ha risposto in maniera confusa alle domande dei finanzieri, l’uomo con permesso di soggiorno spagnolo ha addentato una mela che portava con sé, mantenendo un atteggiamento provocatorio. Questo gesto ha ulteriormente incuriosito i militari, che dallo scalo lo hanno trasferito al più vicino ospedale, il presidio San Giovanni Bosco, per accertamenti.

Dove nulla hanno potuto i primi esami radiografici, sono arrivati i raggi X della Tac, che hanno reso possibile l’individuazione del contenuto dello stomaco. 77 ovuli di cocaina, ognuno del peso di tredici grammi per un peso totale di un chilo, questo il bottino nascosto così come vogliono le regole del corriere di droga. Si suppone che le capsule siano risultate invisibili alla prima diagnosi perché rivestite di una pellicola schermante, o forse a causa dell’ingestione di un liquido capace di compromettere l’esito della radiografia.

Espulsi gli ovuli, il narcotrafficante è stato condotto al carcere di Poggioreale, con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Se il controllo doganale non fosse andato a buon fine e l’uomo avesse avuto la possibilità di portare a termine il suo compito, avrebbe immesso sul mercato una quantità di cocaina tale da consentire guadagni per centinaia di migliaia di euro, oppure avrebbe continuato a rischiare la morte per overdose massiva, che all’apertura di un solo ovulo sarebbe stata certa.

*Scuola di Giornalismo Luiss