Uranio: via all’indagine sulla salute di chi ha lavorato a Quirra

Pubblicato il 6 Ottobre 2011 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA

Esercitazioni a Quirra

ROMA – Valutare lo stato di salute di chiunque, militare o civile, abbia prestato servizio per almeno 3 mesi nel Poligono interforze del Salto di Quirra, in Sardegna, tra il 1995 e il 2005. E’ questo l’obiettivo della ricerca partita a Perdasdefogu e Capo San Lorenzo(Ogliastra) che sarà coordinata da Pierluigi Cocco, professore di Medicina del lavoro dell’università di Cagliari e medico competente del poligono dal 2002 per conto dell’azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari.

Lo studio, che è uno dei sette finanziati dal ministero della Difesa, analizzerà lo stato di salute dei lavoratori civili e militari del ‘Pisq’ per capire se la comparsa di tumori e malformazioni alla progenie siano da mettere in relazione con l’esposizione a radiofrequenze, solventi usati per la pulizia dei radiobersagli, vaccinazioni, isotopi radioattivi (come l’uranio impoverito o il torio 232), nanoparticelle e con l’aver partecipato a missioni all’estero.

Gli eventi patologici registrati saranno messi a confronto con i dati della popolazione generale che non e’ stata esposta a questi fattori, estrapolati dai registri dei tumori disponibili in Italia e le schede di dimissione ospedaliera conservate presso le asl. Sarà così possibile verificare se esiste o meno una maggiore frequenza di tumori nel personale del Pisq e se la loro esposizione a questi fattori abbia prodotto o no una maggiore ricorrenza di malformazioni neonatali e aborti spontanei.

”Visto l’allarme suscitato nella popolazione dalle notizie – spiega Cocco – e le segnalazioni riportate dagli organi di stampa, è importante fare chiarezza e valutare tutte le possibili cause, per chiarire se esiste o meno una vera ‘sindrome di Quirra’. Indubbiamente c’è una serie di problemi ambientali di interesse generale, da studiare con attenzione, ed è importante fare tutte le indagini necessarie per capire ed escludere o confermare le varie ipotesi sul tappeto”.

Il caso Quirra. Il poligono militare del Salto di Quirra è operativo dal 1956. Dagli anni ’90, però, in seguito a diversi casi di leucemia nella zona, iniziano a diffondersi le prime voci di un possibile avvelenamento dell’area. Nel 2000 a denunciare il tutto è l’allora sindaco di Villaputzu, Antonio Pili. Si aprono le prime indagini ma per la vera svolta bisogna attendere il 2011 quando la Procura apre un fascicolo con ipotesi di reato pesantissime: omicidio plurimo, violazioni ambientali e omissione di atti d’ufficio in realzione ai mancati controlli sanitari. A maggio, sempre la Procura, dispone il sequestro prima dei bersagli e poi dell’area. E’ una situazione che dura fino al 2 ottobre quando la Procura di Lanusei ne ordina  il dissequestro. A partire dal mese di novembre, poi, nell’area è prevista una vasta operazione di bonifica.

Le questioni aperte, però, rimangono. A gennaio 2011, sull’Unione Sarda, un articolo firmato Paolo Carta, denunciava una situazione allarmante: “Rapporto Quirra: quasi in ogni ovile agnelli nati malformati e pastori ammalati di tumore. Le indagini dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari, su incarico del Comitato di indirizzo territoriale che segue il controllo ambientale del poligono, sono arrivati a risultati choc. I dati raccolti a ridosso della zona militare sono assolutamente fuori dalla norma. Addirittura, secondo la verifica dei veterinari Giorgio Melis e Sandro Lorrai, esiste un collegamento tra le deformazioni congenite genetiche degli agnelli e i tumori che hanno colpito gli allevatori. Quasi una strage: il 65 per cento dei pastori che abita e lavora a Quirra si è ammalato di leucemia”. 

Proprio i pastori che per anni hanno utilizzato i terreni attorno al poligono sono sul piede di guerra e minacciano di portare le pecore a Roma. Il perché è presto detto: il poligono è dissequestrato ma a loro le terre per il bestiame non tornano. Troppo alto il rischio di contaminazione.

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