Mehmet Alì Agca è libero: “Sono Gesù Cristo”

Pubblicato il 18 Gennaio 2010 - 08:41 OLTRE 6 MESI FA

Mehmet Ali Agca

Mehmet Alì Agca, il ‘lupo grigio’ turco che il 13 maggio 1981 sparò a Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro e uccise un giornalista in Turchia nel 1979, è stato liberato. Lo riferisce il suo legale.

Dopo tanti anni, 29 trascorsi in prigione, Mehmet Alì Agca non smentisce il proprio personaggio contraddittorio e in qualche modo misterioso. In una lettera consegnata agli avvocati, infatti, si proclama «Gesù Cristo», annuncia rivelazioni sulla fine del mondo e proclama le sue verità mistiche teologiche su Dio e la Trinità, sugli intrecci tra i servizi segreti russi e bulgari nell’ attentato al Papa e sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza vaticana sparita nel giugno del 1983.

Agca è stato fatto uscire da un’uscita secondaria e non da quella principale del carcere di Sincan. L’ex detenuto, come ha riferito la Ntv, è stato trasferito al più vicino distretto militare dove le autorità esamineranno la sua posizione rispetto al servizio militare. Successivamente ha aggiunto l’emittente, Agca potrebbe essere portato all’ospedale militare Gata di Istanbul.

Mehmet Ali Agca, 52 anni compiuti il 9 gennaio scorso, è nato a Yesiltepe, in Turchia, nella provincia di Malatya, ai confini del Kurdistan. Militante dell’ organizzazione terroristica di estrema destra dei ‘Lupi grigi’, il primo febbraio 1979, Agca uccise Abdi Ipekci, direttore del quotidiano liberale ‘Milliyet’.  Per questo omicidio Agca fu condannato a morte, pena ridotta a dieci anni. Il 25 novembre 1979 riuscì ad evadere dal carcere di massima sicurezza di Kartel Maltepe, aiutato dai suoi compagni dei ‘lupi grigi’.

Dopo l’ evasione Agca minaccia di uccidere il Papa. E’ probabile che la minaccia sia stata preconfezionata per eliminare i sospetti di un complotto nella successiva azione terroristica. La motivazione della sentenza di condanna all’ergastolo rileva però che l’ attentato ‘non fu opera di un maniaco, ma venne preparato da un’organizzazione eversiva rimasta nell’ombra. La difesa sostiene, invece, che Agca aveva agito in piena solitudine, in preda ad una schizofrenia paranoica che gli faceva desiderare di diventare un eroe del mondo mussulmano. Nel 1982, Agca cambia versione, comincia a collaborare e parla di una ‘pista bulgara’ che collegherebbe l’attentato al Papa ai servizi segreti bulgari, che comprendeva anche mafia turca e ‘lupi grigi’.

La sentenza del 1986 non riesce però a dimostrare l’ esistenza del complotto, o almeno la colpevolezza dei bulgari e dei turchi. Agca non parla però solo di pista bulgara. In un secondo momento cita ufficiali dei servizi segreti Usa che gli chiesero di chiamare in causa paesi dell’Est europeo quali mandanti, coinvolge Francesco Pazienza il quale in seguito attribuisce invece la nascita della pista bulgara al brigatista rosso Giovanni Senzani, che è stato compagno di carcere di Agca, cerca di cavalcare il collegamento della sua vicenda alla scomparsa di Emanuela Orlandi, lega l’attentato ai misteri del terzo segreto di Fatima, torna di nuovo sulla pista bulgara, alternando dichiarazioni e richieste di perdono ad atteggiamenti profetici in cui sostiene di essere un nuovo Messia, la ‘reincarnazione di Gesu’ Cristo.

Dopo le rivelazioni del Papa sul ‘terzo segreto’ di Fatima, Agca dice: «Sono stato strumento inconsapevole di un disegno misterioso». Nel giugno 2000 il Presidente della Repubblica Ciampi gli concede la grazia. Alì Agca viene trasferito in Turchia per scontare la pena per l’assassinio del giornalista Abdu Ipekci. Ottiene uno sconto e torna in libertà il 12 gennaio 2006 ma la Cassazione turca annulla il provvedimento e l’ ex terrorista torna in carcere. Nel 2007 da Istanbul viene trasferito in un istituto di massima sicurezza alla periferia di Ankara. Nel 2008 ha scritto al presidente della Polonia per chiedere la cittadinanza.

Agca, dunque, lascia definitivamente il carcere ma se ha chiuso i conti con la giustizia non sembra voler fare lo stesso con le vicende che lo hanno messo al centro della scena mondiale. Resta, comunque, attuale quanto disse nel 2006 Pietro Orlandi, il fratello della ragazza vaticana svanita nel nulla più di 26 anni fa, quando l’ ex terrorista lasciò il carcere per pochi giorni: “Comunque vadano le cose, ci aspettiamo che Agca mantenga l’ impegno preso con mio padre prima di essere trasferito in Turchia, quando disse che una volta libero avrebbe fatto il possibile per chiarire i misteri della scomparsa di Emanuela”.