Bambino di 3 anni contrae virus Powassan dopo puntura zecca: grazie alle immonuglobine si riprenderà

Bambino di 3 anni contrae virus Powassan dopo puntura zecca: grazie alle immonuglobine si riprenderà. Al momento ha problemi cognitivi ed è debole.

di Caterina Galloni
Pubblicato il 7 Agosto 2022 - 13:59 OLTRE 6 MESI FA
bambino ospedale

Il bambino di 3 anni in ospedale dopo la puntura della zecca

In Pennsylvania un bambino di tre anni punto da una zecca ha contratto il raro virus Powassan che provoca l’encefalite ed è potenzialmente mortale. Il piccolo è stato punto dalla zecca mentre nuotava nella piscina di un vicino.

Bambino punto da zecca contrae il virus Powassan

La notizia la racconta il Daily Mail. La mamma Jamie Simoson, di Harveys Lake, ha raccontato che il bambino è rimasto ricoverato in ospedale per 12 giorni ma anche dopo essere stato dimesso continua ad avere problemi cognitivi e la parte sinistra del corpo è più debole. “Sembra che sia regredito un po’ dal punto di vista cognitivo, ma siamo ottimisti sulla sua capacità di recupero”, ha detto al New York Post.

Simonson ha spiegato che il 15 giugno Johnathan si stava divertendo a nuotare nella piscina del vicino, quando ha notato un puntino sulla spalla. “Non era gonfio. Ho rimosso la zecca facilmente con un paio di pinzette ed era ancora viva”, ha detto Simoson al Post. “Non ha avuto nulla fino a pochi giorni dopo, solo piccola protuberanza rossa”.

Il virus Powassan può essere trasmesso in 15 minuti

A differenza della malattia di Lyme e di altre causate dalle zecche che possono richiedere ore o giorni per passare, il virus Powassan può essere trasmesso in 15 minuti o meno e possono essere necessarie ore prima che i sintomi compaiano.

Due settimane dopo, ha ricevuto una telefonata dall’asilo nido e le aveva detto che Jonathan non stava bene. Dopo due visite da un medico, il bambino ha avuto la febbre molto alta, non mostrava reagire alle cure.

Mentre i medici eseguivano analisi su analisi nel tentativo di formulare una diagnosi, la famiglia era disperata. Dopo una risonanza magnetica, un medico è stato infine in grado di diagnosticare a Jonathan una meningoencefalite, che ha causato il gonfiore alla testa e ha permesso ai medici di fornire le cure idonee.

Si riprenderà grazie alle immunoglobuline per via endovenosa

Dopo una notte di immunoglobuline per via endovenosa, un trattamento per pazienti con deficit di anticorpi, le condizioni di Jonathan hanno iniziato a migliorare lentamente e ha ripreso a parlare. La famiglia ora è concentrata sulla guarigione del bambino ma al contempo Simoson è diventata una sostenitrice delle donazioni di sangue, ritiene che le immunoglobuline abbiano fatto la differenza nella guarigione. Jonathan ha ricevuto cinque dosi di immunoglobuline e dopo ogni trattamento la madre e i medici notavano dei miglioramenti consistenti. “Siamo fiduciosi, non può essere dimostrato ma sappiamo che le immunoglobuline sono state il punto di svolta per Johnny e il nostro obbiettivo è fare qualcosa per aiutare altre persone a ricevere rapidamente quel trattamento”.