Bin Laden fermato da vigili ma non riconosciuto. Dossier sui 9 anni in Pakistan

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Luglio 2013 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA
Bin Laden, "lo zio povero" fu fermato dai vigili. Dossier sui 9 anni in Pakistan

La casa-fortezza di Abbottabad (Foto Lapresse)

ISLAMABAD – Tra il 2002 e il 2003, la data non è certa, Osama Bin Laden fu fermato da un vigile per eccesso di velocità nella valle di Swat in Pakistan. Ma il guidatore, Ibrahim Al Kuwaiti, sua fedele guardia del corpo, riuscì a sbrigare la faccenda senza che il vigile si accorgesse della presenza di Osama a bordo. E’ uno dei tanti episodi raccontati da Maryam Al Kuwaiti, vedova di Ibrahim, e contenuti nel dossier redatto dalle autorità pachistane dopo il raid di Abbottabad, poi rivelato dal quotidiano The Dawn e pubblicato anche sul sito di Al Jazeera in versione integrale

Bin Laden ha vissuto per ben nove anni in Pakistan e ciò è stato possibile per ”l’enorme incompetenza” degli organi statali e per l’incapacità dei servizi segreti militari di risalire ai suoi covi e complici. E’ la conclusione del rapporto della commissione di inchiesta.

Il documento di 336 pagine, da mesi tenuto segreto dal governo, critica la potente intelligence militare dell’Isi scrivendo che ”ha agito senza professionalità, scarso impegno per combattere il terrorismo e anche ostacolando l’attività delle altre agenzie di spionaggio”.

Basato su circa 200 testimonianze, tra cui quelle preziose delle tre vedove che erano con lui nella villa di Abbottabad, il rapporto descrive minuziosamente la vita di Bin Laden da quando è arrivato in Pakistan nel 2002 dopo essere fuggito dall’Afghanistan fino agli ultimi drammatici momenti della sua uccisione nel blitz americano del 2 maggio 2011. Sono descritti i ruoli dei suoi complici e anche alcune curiosità.

Bin Laden viveva in modo spartano e la sua presenza non era del tutto palese neppure alle famiglie dei suoi uomini che vivevano nello stesso complesso ad Abbottabad. Per loro era il misterioso “zio che abitava al piano di sopra. Le rare volte in cui usciva di casa indossava un cappello da cow-boy a tesa larga per non farsi riconoscere dai satelliti spia. Evitava i contatti col mondo esterno e persino con i medici.

Rahma, la figlia di Ibrahim, appena 9 anni, una volta domandò al padre perché quell’uomo alto e misterioso non uscisse mai di casa e il papà le raccontò che non aveva abbastanza soldi. Da allora per Rahma Bin Laden fu “lo zio povero”.

Sono aneddoti a tratti anche esilaranti che danno la misura di una normale vita familiare nella casa-fortezza di Abbottabad, la città guarnigione che dista circa 100 chilometri da Islamabad. Fino a quel tragico 2 maggio 2011 quando i Navy Sail gli sono piombati in casa e Bin Laden fu ucciso insieme ad alcuni componenti della sua famiglia. La Commissione, guidata dal giudice Javed Iqbal, ha definito il raid Usa una ”delle più grandi umiliazioni militari”.