Altro che Bin Laden e jihad in Libia: i qaedisti non hanno “basi” nel deserto di Gheddafi

Pubblicato il 25 Febbraio 2011 - 15:09 OLTRE 6 MESI FA

Muammar Gheddafi

TRIPOLI – Il teorema di Gheddafi è che al Qaeda (‘la base’) armi i ribelli, il corollario è la denuncia che gli Stati Uniti vorranno intervenire. Adesso che il colonnello libico in persona, o meglio al telefono, ha evocato il fantasma di Bin Laden e compagni la domanda che viene da porsi è: ma davvero la “base” (i qaedisti) ha ramificazioni nel deserto?

C’è nel Maghreb e si chiama Aqmi, ed è nata quattro anni fa da una cellula salafita in Algeria. Appunto c’è lì, ma in Libia non sembra proprio, anzi c’è chi giura, come il professor Massimo Campanini al Riformista, che giochi fuori casa.

Quindi c’è oppure no un emirato islamico nell’est? C’è una minaccia, una deriva integralista? “Costruire in breve un emirato non è facile, vuol dire mettere insieme istituzioni amministrative, un esercito, e andare contro le caratteristiche sociali dell’islam libico fino ad oggi”, spiega Campanini.

A prevalere in Libia oggi dunque è un islam nazionalista e se i musulmani libici si sono ribellati a Gheddafi è difficile che ricaschino nella trappola di una propaganda fondamentalista islamica. Il perché è presto detto: il colonnello per primo ha usato sempre un linguaggio di stampo islamico, ha fatto dell’islam la via su cui fare camminare il suo regime. Inoltre con Bin Laden sono davvero pochi i libici attualmente, perché non fa presa, non ha rete al momento secondo gli esperti.

E un elemento da non dimenticare è che finora i ribelli non hanno mai usato la bandiera della religione per giustificare le rivolte e non si è sentito nessun appello al jihad islamico, alla guerra santa di al Qaeda, non si è sentito nessun testimone raccontare di simboli Usa bruciati in piazza.

Secondo il giornalista Marco Guidi sul Messeggero i ribelli non muoiono per colpa di Bin Laden, per le sue droghe e per la sua propaganda, ma per mano dei mercenari di Gheddafi.