Cile: rivolta per il divieto di minigonna alle funzionarie: disposizione revocata

Pubblicato il 18 Agosto 2010 - 22:04| Aggiornato il 19 Agosto 2010 OLTRE 6 MESI FA

”Ci vogliono forse trasformare tutte in monache?”. Se lo è chiesto oggi la senatrice cilena Evelyn Matthei, del partito di destra al potere Unione democratica indipendente (Udi) che, non appena è stata reso noto che il governatorato di Coquimbo, 800 chilometri al sud di Santiago, aveva disposto che le funzionarie non potevano più andare al lavoro in minigonna, ha guidato una immediata ‘insurrezione’ nazionale al femminile, che ha costretto le autorità locali a derogare poche ore dopo la misura.

”Ed io mi presenterò nel Consiglio regionale di Coquimbo in minigonna perché ho delle belle gambe” ha detto la Matthei. Alla quale ha fatto eco il ministro per le donne, Carolina Schmidt che ha definito ”una scemenza senza limiti” la disposizione. ”In realta’ volevamo solo mettere un po’ d’ordine”, si e’ difeso il governatore di Coquimbo, Sergio Gahona nel rendere noto che apportera’ alcune modifiche a un provvedimento che pur vietando alle donne anche di usare camicette che lasciassero scoperte le spalle, permetteva ai dipendenti maschi di presentarsi al lavoro in jeans e in scarpe da tennis.