Egitto. Strage di turisti con elicotteri. Poco prima Isis…

di Giuseppe Maria Laudani (Ansa)
Pubblicato il 14 Settembre 2015 - 18:22 OLTRE 6 MESI FA
L' oasi di Bahariya

L’ oasi di Bahariya

EGITTO, IL CAIRO – Dodici turisti, quasi tutti messicani sono stato scambiati per terroristi e guerriglieri Isis e uccisi da elicotteri militari egiziani che li hanno bombardati con missili e li hanno inseguiti mitragliandoli mentre cercavano di fuggire. Si è trattato di un tragico “errore”. I messicani si trovavano nell’oasi di  Bahareya che per le autorità egiziane nella zona proibita di el Wahat, dove erano entrati per errrore. Secondo i sopravvissuti e l’agenzia che aveva organizzato il viaggio non c’erano divieti di entrare nel luogo che per loro si è trasformato in un inferno.

Il primo bilancio della strage è di almeno 12 morti e 10 feriti, tra turisti e guide locali. Esclusa la presenza di italiani.

In una nota il ministero dell’Interno egiziano ha reso noto che era sulle tracce di “elementi terroristici” nel deserto occidentale, nell’area di Al-Wahat, quando i militari si sono imbattuti per errore con quattro fuoristrada appartenenti a turisti messicani in viaggio in una “zona proibita”. Sulla stessa linea la portavoce del ministero del Turismo egiziano, Rasha el Azaizi, secondo la quale la comitiva era entrata in un’area vietata e stava viaggiando in auto senza licenza.

Diversa la ricostruzione fornita dal tour operator che ha negato che si trattasse di una zona off limits ai civili e che il convoglio si trovasse in un’area di attività terroristiche.

“Mentre stavano cenando, tre elicotteri da combattimento Apache in dotazione all’esercito egiziano, hanno cominciato a sparare e lanciare missili sui veicoli. Alcuni hanno cercato di scappare ma i militari li hanno inseguiti aprendo il fuoco su chiunque fuggisse”, ha precisato a al giornale spagnolo El Mundo la guida turistica egiziana Shauqi Yusef. Una versione confermata anche dai messicani ricoverati al Cairo che hanno parlato di un bombardamento con “un aereo ed elicotteri”.

Il gruppo, su quattro Suv, “stava viaggiando seguendo un consueto itinerario che va dal Cairo all’oasi di Bahariya. Dovevano passare la notte in un hotel di Bahariya, ma si sono fermati 100 km prima dell’oasi”. Durante la sosta, ha spiegato ancora Shauqi Yusef, i turisti sono scesi dai quattro Suv per la cena. “E’ l’area dove spesso facciamo brevi soste prima di andare a Bahariya. Non è vietata come è stato detto”, ha sottolineato.

A fare comprendere le origini della tragedia è il fatto che, ore prima della strage i jihadisti dell’Isis rivendicavano sul web un’ “operazione militare di resistenza” contro le forze egiziane nel deserto occidentale, annunciando in questo modo la loro presenza nelle aree desertiche a ridosso del confine libico

“In un’operazione benedetta da Dio i soldati del Califfato hanno affrontato una campagna condotta dall’esercito degli apostati nel deserto occidentale. Questa operazione li ha obbligati a ritirarsi dopo essere stati sconfitti dai mujaheddin”, hanno scritto i terroristi. Al raid sarebbe seguita la decapitazione di un egiziano, accusato dai terroristi di collaborazione con la polizia. Secondo testimoni a fonti locali, il supplizio sarebbe avvenuto nella stessa area dove si trovava il convoglio dei turisti messicani uccisi. I jihadisti poi sarebbero fuggiti a bordo di vetture 4×4, auto simili a quelle usate dai turisti.

Naturalmente c’è molto imbarazzo al Cairo dopo il massacro di 12 turisti, per la maggior parte messicani, in un blitz anti-Isis condotto nella notte tra domenica e lunedì dalle forze armate egiziane nelle desertiche regioni occidentali del Paese. Dura la condanna del Messico, con il presidente Enrique Pena Nieto che ha chiesto al governo del Cairo un’indagine “esaustiva”, mentre l’ambasciatore Jorge Alvarez ha visitato i connazionali rimasti feriti nell’attacco e ricoverati in un ospedale della capitale.

L’area di el Wahat, teatro dell’attacco “per errore” delle forze egiziane contro un convoglio di turisti, con un bilancio di 12 morti, è una vasta regione del Deserto Occidentale egiziano, un grande mare di sabbia, che arriva fino alle porte della Libia. Wahat è la parola egiziana per indicare le oasi.

L’attacco sarebbe avvenuto mentre il convoglio dei turisti si stava dirigendo verso una delle oasi, quella di Bahariya che dista circa 400 km dal Cairo.

Bahariya – precisa l’Ente egiziano per il turismo – giace in una depressione di forma ovale ed è circondata da monti, oltre ad essere ricca di sorgenti. Con una superficie di oltre 2.000 km quadrati è un rifugio lussureggiante in un deserto spietato, circondato da colline nere di quarzo. All’interno si trovano “rovine meravigliose come il Tempio di Alessandro Magno, tombe tolemaiche con bellissimi dipinti e antiche chiese”.

La scoperta recente delle mummie dorate, oggi orgoglio del Museo Bawiti, ha trasformato la città principale dell’oasi in una calamita per turisti che, insieme alla prossimità al Deserto Nero, ha fatto di Bahariya una meta turistica di rilievo in Egitto. L’Ente nel suo sito consiglia di fare una breve escursione nelle montagne di Bahariya per ammirare dall’alto l’oasi, le dune e i magnifici tramonti. Ma anche di visitare i siti dell’Antico Egitto e greco-romani quali la Tomba di Banentiu, e di contrattare con i mercanti del luogo per una sciarpa o un tappeto.

Da non perdere – prosegue il sito – un momento di pace tra gli animali selvatici o rilassarsi nelle acque calde della fonte termale di Bir Sigam. “Bahariya offre più di quanto non immaginiate”. In estate l’area del Deserto Occidentale è frequentata anche da turisti provenienti dagli altri Paesi arabi che vengono per motivi terapeutici. In estate le temperature oscillano tra i 35 e i 45 gradi centigradi.