Giocattoli intelligenti ci spiano, ecco come. Il caso peluche CloudPets, “hacker” per conto terzi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Marzo 2017 - 10:45 OLTRE 6 MESI FA
Giocattoli intelligenti ci spiano, ecco come. Il caso peluche CloudPets, "hacker" per conto terzi

Giocattoli intelligenti ci spiano, ecco come. Il caso peluche CloudPets, “hacker” per conto terzi

ROMA – Giocattoli intelligenti ci spiano, ecco come. Il caso peluche CloudPets, “hacker” per conto terzi. Spiral Toys, azienda californiana che produce i peluche CloudPets, ha creato un grosso problema di privacy ai suoi clienti: i suoi giocattoli, intelligenti perché connessi in rete e quindi in grado di far messaggiare a distanza adulti e bambini, in realtà gli orsacchiotti smart ci “spiano”, sono degli hacker in sonno, facilmente utilizzabili da malintenzionati digitali interessati a rubarci dati, credenziali, password. In Germania, le autorità hanno messo in guardia i consumatori dalla bambola Cayla che, essendo connessa via bluetooth, consente a chiunque di spiare i tuoi figli.

Tornando ai minacciosi peluche, l’impressione è quella di una trama resuscitata frugando un cassetto di Stephen King. La verità è più prosaica ma non meno allarmante, l’internet delle cose può fare paura: gli utenti, per poter veicolare messaggi attraverso i peluche, devono iscriversi al servizio fornendo la mail e mettendo a disposizione dati personali.

Lo fanno, si è scoperto, a loro rischio e pericolo, come hanno documentato un esperto di sicurezza informatica, Troy Hunt, e la rivista di settore Motherboard: le informazioni salvate finiscono nel database online MongoDb,  un servizio di archiviazione non protetto da password o da firewall. Alla mercé di hacker e pirati informatici.

Le credenziali sono disponibili in rete da alcuni mesi e gli utenti non sono stati mai avvertiti. Spiral Toys è stata anche contattata più volte, sia dallo stesso Hunt che da Motherboard, ma non risponde alle mail e alle telefonate. Il valore delle sue azioni è pari a zero e quindi la società potrebbe essere in bancarotta o comunque in gravi condizioni finanziarie. (Marco Tonelli, La Stampa)