Isis, pulizia culturale: traffico vale centinaia di milioni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Agosto 2015 - 05:15 OLTRE 6 MESI FA
Isis, pulizia culturale: traffico vale centinaia di milioni

Isis, pulizia culturale: traffico vale centinaia di milioni

PALMIRA – Il traffico d’arte messo in atto dall’Isis vale centinaia di milioni di dollari. Una vera e propria “pulizia culturale” messa in atto dal Califfo Al Baghdadi, che sta distruggendo i reperti e i siti archeologici tra Iraq e Siria. In questo contesto si inserisce l’omicidio brutale di Khaled al Asaad, il custode di Palmira decapitato il cui corpo è stato appeso ad una colonna.

Maurizio Molinari su La Stampa scrive che i traffici illeciti dei jihadisti, con l’Isis che controlla il 20% dei 12mila siti archeologici dell’Iraq e il 90% di quelli in Siria, valgono centinaia di milioni di dollari:

“È un saccheggio sistematico che, in Iraq come in Siria, vede i miliziani del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi assumere il controllo di un sito archeologico «idolatra», effettuare alcune distruzione simboliche e poi consentire ai trafficanti di arte antica di insediarvisi ed effettuare scavi per asportare ogni oggetto, imponendo una tassa pari al 20 per cento del valore di mercato. Per il ministro del Turismo iracheno in questa maniera sono stati saccheggiati già 4500 monumenti nazionali mentre i danni maggiori si ritiene che siano già avvenuti in Siria, dove i siti archeologici si trovano quasi tutti in zona di combattimento.

Per il Consiglio internazionale dei musei di tratta di una «situazione di emergenza senza precedenti» che vede i trafficanti adoperare i porosi confini della Turchia e del Libano per far uscire illegalmente gli artefatti sottratti dai territori controllati nello Stato Islamico in Siria ed Iraq. Si tratta di un giro di affari che, per le stime del Dipartimento del Tesoro Usa, si conta in centinaia di milioni di dollari l’anno costituendo – dopo la vendita di greggio – la più importante fonte di entrate del Califfato, superiore all’entità di sequestri di stranieri o pedaggi e tasse imposte alla popolazione locale”.

Nonostante il califfato si nasconda dietro alla distruzione degli idoli, dovere di tutti i musulmani secondo gli editti del “Principe dei Credenti”, quello che avviene nei siti archeologici del medio oriente è mosso dai soldi:

“«L’obiettivo primario di queste distruzioni è ogni sito estraneo all’Islam sunnita salafita e, più in generale, risalente al periodo pre-islamico» spiega Michael Danti, docente di archeologia alla Boston University e co-direttore dell’«Iniziativa per l’eredità siriana» che si propone di documentare ed arginare le devastazioni compiute dai jihadisti. Come spiega «Dabiq», il magazine di Isis, nel numero sulle devastazioni nel museo nazionale di Mosul «gli infedeli hanno tentato nelle ultime generazioni di sostenere che statue e oggetti idolatri sono parte dell’eredità islamica» e questo è il motivo che legittima la crociata per distruggerli o venderli senza remore, al fine di alimentare le casse del Califfato.

Ma non è tutto perché tale operazione di «pulizia etnica culturale» oltre a vantaggi finanziari e motivazioni jihadiste ha un terzo tassello: la guerra segreta dell’Isis con i «Rescue Archeologists» ovvero il team di «archeologi di soccorso» che il governo britannico ha deciso quest’anno di formare, assieme a «Blue Shield» della Croce Rossa Internazionale, per inviarli in Siria ed Iraq al fine di ostacolare le devastazioni”.

 

Addestrati dalle truppe speciali del Regno Unito e sostenuti dall’esperienza di archeologi occidentali veterani degli scavi in Medio Oriente, i «Rescue Archeologists» possono operare con efficacia soprattutto per il sostegno di una rete di archeologi ed esperti locali come Khaled al-Asaad. Che sono dunque entrati nella «lista nera» del Califfo: i jihadisti gli danno la caccia, considerandoli fra i nemici più pericolosi.