Kissinger chiama Papa, ma era Steve Jobs

di Daniela Lauria
Pubblicato il 28 Ottobre 2011 - 20:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Quando era ancora un adolescente quel birichino di Steve ha tentato di raggiungere telefonicamente il Sommo Pontefice, spacciandosi per l’allora segretario di Stato americano Henry Kissinger. E’ quanto si apprende sulle colonne del quotidiano la Stampa che narra un episodio finora sconosciuto.

Da settimane, ormai, i giornali fanno incetta di aneddoti estrapolati dalla biografia del genio della Apple recentemente scomparso, scritta da Walter Isaacson. Quello scovato da Giacomo Galeazzi è un passaggio chiave che gli offre la sponda per riallacciarsi a un insolito paragone, quello azzardato da padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica e animatore del sito Cyberteologia.it. Il confornto è quello con Sant’Ignazio da Loyola. “Il suo celebre ‘Stay hungry, stay foolish’ – scrive Galeazzi, citando Spadaro – unisce sapienza e consapevolezza: vivere in modo intenso, come se fosse sempre l’ultimo giorno è una filosofia che avvicina Jobs al fondatore dei Gesuiti, secondo padre Spadaro”.

Cyberconfessioni a parte, la vicenda si svolse pressappoco così. Jobs e Wozniac, nel periodo iniziale del loro sodalizio, inventarono la “scatola blu”, un sistema pirata che consentiva loro di effettuare chiamate gratuite a lunga distanza utilizzando le reti delle grandi compagnie telefoniche internazionali. Per sperimentare la scatola blu Jobs telefonò in Vaticano presentandosi come il segretario di Stato Usa Henry Kissinger e chiedendo di parlare con il Papa. Riuscì a conversare con diversi livelli della Curia Romana, ma non a farsi passare il Sommo Pontefice. Del resto, non poteva che essere così.

Il libro di Isaacson poi riporta un’intervista al padre della mela morsicata nella quale parlava del suo rapporto con la religione. “Fifty-fifty” la percentuale che diede Jobs:  “Credo al 50%. A volte credo che Dio esista, a volte no”. E proseguiva: “Vorrei credere nella vita ultraterrena, ma ho il timore che alla fine ci sia solo un tasto on-off, un click, la luce se ne va e tu non ci sei più”. Un click, una scelta binaria, anche quando doveva dare il suo concetto di frontiera mistica.