La grande truffa di Mosca: telecamere e nastri finti venduti alla polizia

Pubblicato il 14 Gennaio 2010 - 16:16 OLTRE 6 MESI FA

Le truffa del "grande fratello" a Mosca

Sembra la scena di un film ma non lo è.

Il poliziotto della centrale operativa scruta il monitor collegato alle telecamere che sorvegliano caveau, ingressi blindati di grandi aziende, depositi di merce preziosa. Le immagini mostrano scene tranquillizzanti, sale deserte, qualche passante frettoloso, l”agente non può saperlo ma sul suo video scorrono solo filmati falsi, preregistrati da criminali dotati di buone cognizioni tecnologiche.

Una cosa del genere è capitata per tutte le sere e per oltre sei mesi alle centrali operative della polizia di Mosca ingannate dalla ditta che si era aggiudicata l’appalto milionario per la video sorveglianza. Un sistema di poco più di 86 mila telecamere, teoricamente distribuite in tutta la città e pomposamente presentate alla stampa nel maggio scorso come la soluzione per combattere il crimine nella capitale russa.

Nell’enfasi del momento anche il sindaco Yurij Luzhkov si era lasciato andare a elogi per l’iniziativa che il comune di Mosca aveva benedetto con un finanziamento di quasi duecento milioni di euro. Ma con quali criteri è stato concesso l’appalto?

La ditta “StrojMontazhService” di proprietà di uno sconosciuto imprenditore di 32 anni aveva vinto l’appalto superando a sorpresa concorrenti più noti nel settore. Il sistema avrebbe dovuto funzionare secondo uno schema collaudato in altre città europee. “Gollard”, la centrale operativa dell’agenzia privata, monitorava tutte le 86 mila telecamere inviando su richiesta il collegamento in diretta alla centrale di polizia che glielo chiedeva. Se c’erano segnalazioni di movimenti sospetti, la centrale chiamava “Gollard” che in pochi secondi inviava le immagini della zona sotto osservazione.

In realtà almeno trentamila telecamere non erano nemmeno mai state installate, solo simulate da scatole di plastica vuote.

Le altre, malfunzionanti o comunque non collegate, non potevano certo fornire informazioni reali. Ma a “Gollard” c’era un piccolo archivio con riprese notturne e diurne fatte per tempo su tutti i luoghi da controllare. Così il tecnico chiamato dalla polizia metteva al volo un tranquillizzante filmato d’epoca che faceva annullare ogni allarme e rassicurava sull’efficienza del sistema di sicurezza.

«Ci siamo accorti che per mesi abbiamo visto più o meno sempre le stesse immagini», ha raccontato con qualche imbarazzo Olga Dumalkina, capitano e portavoce ufficiale della polizia di Mosca.

La truffa era ben congegnata. Quando un poliziotto richiedeva a poca distanza di tempo di dare nuovamente un’occhiata a una zona appena controllata, il tecnico di “Gollard” ricorreva ad altri effetti speciali per evitare sospetti. Sul video comparivano disturbi tecnici simulati con scritte del tipo “segnale mancante”, “in attesa di connessione” in modo da distogliere l’attenzione dalla immutata ripetitività della scena di fondo.

Stessa truffaldina tecnologia sarebbe stata usata per aggiudicarsi l’appalto sabotando con virus e altre raffinatezze da hacker gli impianti della concorrenza.