Pirati, Somalia/ “Buccaneer”: angoscia per gli italiani ancora ostaggio. Si tratta? Silenzio dalla inviata del governo

Pubblicato il 26 Aprile 2009 - 10:06| Aggiornato il 27 Aprile 2009 OLTRE 6 MESI FA

Per i parenti dei marittimi (10 italiani, 4 romeni e un croato) del rimorchiatore “Buccaneer”, catturato dai pirati somali la vigilia di Pasqua, sono ore d’angoscia. Scade lunedì l’ultimatum dei pirati: 72 ore per pagare il riscatto. Nell’ultimo anno i prati hanno catturato un centinaio di navi, ottenendo in media un riscatto di un milione di dollari a nave.

L’armatore e il ministero degli esteri italiano dicono di non saperne nulla, ma è probabile che lo facciano per tenere calmi tutti, in attesa di pagare. Un fatto è certo: Margherita Boniver, che fu sottosegretario agli esteri ai tempi di Craxi e anche dopo, recentemente nominata inviato speciale per le emergenze umanitarie è partita già venerdì sera per il Corno d’Africa. Della partenza il ministero degli esteri italiano ha dato annuncio ufficiale: se non ci fosse qualcosa in pentola, perché spedire la Boniver in Africa e perché fare un comunicato? Secondo il ministero, la Boniver  dovrà favorire una soluzione per il rilascio dei 16 marinai del Buccaneer.

Sulla minaccia dei pirati c’è una fonte precisa: i familiari di due marinai tenuti in ostaggio, Vincenzo Montella e Giovanni Vollaro, di Torre del Greco (in provincia di Napoli) che giovedì hanno potuto parlare con i loro congiunti.

Nonostante le smentite, è certo che l’Italia ha aperto “canali di comunicazione” con i sequestratori grazie anche alla mediazione del governo somalo e delle autorità del Puntland, la regione semi-autonoma nel nord-est della Somalia in cui è stato trasferito il Buccaneer.

Prima della nota della Farnesina, era stato però lo stesso armatore del Buccaneer, la società Micoperi di Ravenna, a smentire l’ipotesi: «Se i pirati avessero lanciato veramente un ultimatum di 72 ore – aveva osservato il general manager dell’azienda Silvio Bartolotti contattato telefonicamente – noi saremmo stati i primi a saperlo. Ieri mattina ho parlato personalmente con l’ufficiale di bordo e la situazione era tranquilla. Capisco l’inquietudine dei parenti, il momento è delicato, ma la Farnesina sta facendo tutto il possibile», ha assicurato Bartolotti, aggiungendo peraltro che tutti gli ostaggi stanno bene e che finora non è giunta alcuna richiesta di riscatto.

Le trattative per il rilascio del cargo italiano sarebbero comunque state avviate da tempo, come ha lasciato intendere due giorni fa Franco Frattini. Il titolare della Farnesina, durante il Question time alla Camera di mercoledì, aveva parlato di “canali di comunicazione” con i sequestratori.

In questa, come in altre situazioni che vedono connazionali nelle mani di sequestratori, la linea delle autorità italiane resta comunque quella di escludere la possibilità di blitz militari che metterebbero a repentaglio la vita degli ostaggi. Si tratta di una linea cauta e prudente, che però non esclude il morto  (vedi Calipari) e comunque trasmette ai malavitosi nel mondo il messaggio chiaro e forte che gli italiani pagano sempre.