Scontri in Tunisia: il governo fa chiudere scuole e università

Pubblicato il 10 Gennaio 2011 - 19:18 OLTRE 6 MESI FA

Un momento delle manifestazioni in Tunisia

Il governo tunisino ha annunciato oggi la chiusura delle scuole e delle università in tutta la Tunisia ”fino a nuovo ordine”, in seguito alle proteste e ai disordini scoppiati nel Paese. La gente in strada continua infatti la protesta iniziata giorni fa contro l’aumento dei prezzi, una protesta che ha contagiato anche la vicina Algeria. Secondo fonti governative sarebbero morte 14 persone durante gli scontri con la polizia.

”In seguito ai disordini verificatisi in alcuni in alcune scuole e università, è stato deciso di sospendere i corsi fino a nuovo ordine, a partire da martedì”, hanno annunciato i ministeri dell’Istruzione e dell’Università. ”In attesa della conclusione delle inchieste avviate per determinare le responsabilità degli atti di vandalismo commessi, gli esami in corso nelle università saranno sospesi e rinviati a nuova data”, hanno precisato.

La decisione è stata presa dopo che una manifestazione di studenti di liceo oggi nel centro di Tunisi è stata dispersa da forze antisommossa, hanno riferito testimoni sul posto. Sempre secondo testimoni, oggi a Kairouan (nel centro del Paese) manifestazioni partite dall’Università di Rakkada sono degenerate in scontri tra studenti e forze dell’ordine.

Il presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali ha accusato in un discorso televisivo le persone coinvolte nei disordini degli ultimi giorni di aver commesso “atti di terrorismo, denunciando “ingerenze estere” che cavalcano il malcontento per la disoccupazione. Per il presidente, le “ingerenze” vengono da quei paesi che sono “invidiosi” del successo della Tunisia: “La disoccupazione non è solo un problema della Tunisia, che anzi, sta meglio di altri e per questo attira invidia”. Ben Ali ha quindi spiegato che “l’occupazione è la nostra principale priorità, e i prezzi sovvenzionati pesano molto sul bilancio dello stato”. Il leader tunisino ha promesso un forte impegno per creare posti di lavoro (“300.000 posti tra il 2011 e il 2012”, ha preannunciato), specie per coloro che sono disoccupati da più di due anni e la creazione di commissioni con partiti politici e sovietà civile che dovranno “ascoltare i cittadini”.

La violenza non si è fermata neanche durante i funerali. Proiettili di gomma, lacrimogeni e ancora collera e proteste durante i funerali dei morti durante gli scontri degli scorsi giorni nel centro-ovest della Tunisia. A Regueb, nei pressi di Sidi Bouzid (265 km a sud di Tunisi), oltre 3000 manifestanti si sono recati in corteo fino all’abitazione di Manal Boualagui, una giovane donna morta domenica dopo essere stata raggiunta da un proiettile, prima che intervenisse la polizia per disperdere la folla sparando proiettili di gomma.

“Ferma condanna” degli episodi di violenza e il rilascio immediato dei dissidenti detenuti: questa la posizione dell’Unione Europea sulla situazione in Tunisia espressa oggi dall’Alto Rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione, Catherine Ashton.