Investite sulle scuole peggiori, lo spread calerà

di Gustavo Piga
Pubblicato il 30 Aprile 2012 - 09:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nel suo progetto di espansione fiscale del 2009, Barack Obama decise riservare 3 miliardi di dollari per le peggiori scuole: per ognuna di esse 2 milioni di dollari ogni anno per 3 anni.di c’è un punto, spesso sottovalutato, che rappresenta un esempio di valida politica economica.

Qui da noi le Università peggiori vengono chiuse, negli Stati Uniti di Obama vengono individuate e vengono aiutate. Non perché all’america piace spendere, bensì perché sanno che le scuole sono necessarie e bisogna migliorarle, non chiuderle. Tutto con intelligenza, senza buttare i soldi dei contribuenti.

In questo modo i soldi pubblici vanno a scuole identificate sulla base dei risultati degli studenti nei test nazionali: attenzione massima là dove questi sono scarsi e dove non si vede miglioramento nel tempo. Specie in matematica e grammatica.

In cambio dei soldi le scuole si impegnano ad adottare uno di questi 4 percorsi: trasformazione (lo ha scelto il 74%), riforma (20%), ripartenza (4%) e chiusura (2%). Nella trasformazione si sostituisce il preside e si procede a cambiare docenti e progetti, mentre nella riforma si devono cambiare almeno il 50% dei docenti.

Questa iniziativa ha funzionato o è il solito intervento dall’alto che porta a scarsi risultati? Molto spesso non è tanto il cambiamento esterno di per sé che genera cambiamento, ma l’idea che ci sia l’interesse e la voglia di cambiare, che stimola tutti gli attori a impegnarsi di più in un contesto spesso molto difficile: famiglie, insegnanti, studenti, Stato.

Uno studioso americano, Thomas Dee, ha analizzato l’esperienza dello Stato che più di tutti ha usato questi fondi, la California. 82 scuole su 9000 hanno avuto l’ok ai finanziamenti, ricevendo fondi annuali pari a circa 1500 dollari per studente. I risultati? Miglioramenti sostanziali per le scuole con studenti scarsi che mostravano fino ad allora pochi miglioramenti nel tempo. Il che significa che questi soldi, in quelle scuole, hanno fatto la differenza.

Se in queste scuole il punteggio degli studenti era – prima del programma di stimolo fiscale – di 150 punti sotto al livello target di 800, la riforma ha ridotto il “ritardo” di 34 punti, circa il 23%. Risultati migliori non solo quanto a voti, ma anche quanto a sospensioni e assenze ingiustificate. Con l’arrivo di maestri (per elementari e medie) più giovani e meno esperti ma probabilmente pieni di entusiasmo.

In Italia lo stesso programma andrebbe applicato, seppur in maniera diversa. Ma 2 miliardi di euro alle scuole più in difficoltà, con monitoraggio ed assistenza di qualità, 0,1% di Pil, sarebbe sicuramente un passo avanti. Darebbe coraggio ai tanti che lavorano in condizioni disastrate, darebbe la sensazione che lo Stato c’è e ci tiene. E a quel punto anche lo spread crollerebbe, perché la crescita si nutre di scuola.

La scuola è ricca: ricca di speranza, la speranza dei giovani. Come i fiumi della Sicilia del film “Mery per Sempre”, questa ricchezza è sparita sottoterra perché non c’è stato lo Stato a proteggerla.

Ci vuole coraggio per fare emergere da sottoterra la speranza sparita dei giovani, per fare affiorare questi fiumi di nuovo dalle viscere della terra. Ma chi ha mai detto che sia facile? Chi ha mai detto che non ci spetta provarci?