Siria, attentato a Damasco, gli Usa pensano al piano 'B'

Pubblicato il 27 Aprile 2012 - 21:39 OLTRE 6 MESI FA

BEIRUT, 27 APR – Attentato kamikaze nel centro di Damasco, con almeno nove morti e decine di feriti, in un quartiere dove ogni venerdì si svolgono cortei di proteste anti-regime: almeno così recitano la televisione pubblica siriana e l'agenzia ufficiale Sana.

Sembra l'ennesima conferma che il piano di Kofi Annan, l'ex segretario generale dell'Onu, non stia funzionando: per queste ragioni gli Stati Uniti stanno pensando ad un piano 'B' per arginare le violenze in Siria.

Le immagini, drammatiche e cruente, delle stragi circolano sempre con maggiore frequenza. Per esempio il corpo senza vita di Fahed Saleh, 15 anni, di Homs, appare in un filmato amatoriale interamente coperto di ustioni. E' stato riconsegnato oggi alla famiglia dalle forze di sicurezza che lo avevano arrestato dieci giorni fa. Il suo nome compare nel bilancio odierno della repressione fornito dagli attivisti.

Le violenze di queste ore hanno spinto il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi, impegnato in una missione in Brunei, a denunciare "gravissime" le violazioni del cessate il fuoco, formalmente in vigore dal 12 aprile ma di fatto mai rispettato. Terzi ha anche annunciato che è pronto l'invio in un Paese confinante con la Siria di ''un piccolo ospedale da campo con medici italiani che possano soccorrere le persone colpite da questa tragedia''.

Rimanendo sul piano diplomatico, gli Stati Uniti hanno oggi seguito la Francia nel dichiarare di fatto fallito il piano di Annan, inviato speciale Onu-Lega Araba per la Siria. Kathleen Hicks, sottosegretario alla Difesa, ha confermato che il Pentagono sta valutando la possibilità che l'esercito americano venga chiamato a istituire zone di sicurezza lungo il confine tra Siria e Turchia. Eventuali operazioni non avranno però l'appoggio della Nato. Almeno secondo quanto ha detto oggi il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, che a Roma ha ribadito per l'ennesima volta che la Nato non ha alcuna intenzione di intervenire a fianco del popolo siriano, vittima dell'incessante repressione da oltre un anno e che, secondo cifre non aggiornate dell'Onu, ha ucciso oltre 9.000 persone.

Dal canto loro, le Nazioni Unite proseguono nella graduale applicazione della risoluzione n.2043 del 21 aprile, in base alla quale entro fine luglio la missione di osservatori Onu (Unsmis) sarà a pieno organico con non oltre 300 caschi blu disarmati. A comandare la Unsmis sarà il generale norvegese Robert Mood, ufficialmente incaricato oggi dal segretario generale Ban Ki-moon. Intanto, altri 17 osservatori si uniranno ai 13 già operativi dal 16 aprile per arrivare a un'avanguardia di 30 unità. Entro un mese, assicurano da New York, la Unsmis sarà composta da un centinaio di uomini.

A tal proposito, l'agenzia ufficiale Sana ha riferito oggi che una squadra di osservatori è tornata oggi a Homs, mentre un'altra ha incontrato il governatore di Idlib. Sempre la Sana ha reso noti i dettagli dell'"attentato suicida" compiuto da un kamikaze a Midan, nei pressi della moschea Ali al Abidin, molto vicino al luogo di un altro "attentato suicida" compiuto il 6 gennaio scorso. Il bilancio definitivo, secondo i media ufficiali, è di nove uccisi e decine di feriti. Ma non sono state diffuse ancora le generalità delle vittime. Più dettagliata è invece la lista delle sette vittime contate oggi dal Centro di documentazione delle violazioni in Siria, legato ai Comitati di coordinamento degli attivisti. Si tratta di vittime civili, tra cui il giovane Fahed Saleh, e almeno un bambino.