Siria, il fantasma delle armi chimiche. Il regime: “I ribelli hanno il cloro”

Pubblicato il 8 Dicembre 2012 - 20:30 OLTRE 6 MESI FA
Siria, proteste contro Assad (foto Ansa)

BEIRUT – Per ora, per fortuna, sono solo uno spettro. Ma le armi chimiche continuano ad aleggiare sul conflitto siriano. Così mentre il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha accusato il regime di prepararsi al loro uso, citando ”informazioni di intelligence”, Damasco ha detto che potrebbero essere i ribelli a servirsene, affermando che si sono già  impadroniti di ”tonnellate di cloro” in una fabbrica ad est di Aleppo.

Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva detto ieri che non vi è conferma che il governo siriano intenda ricorrere alle armi chimiche in una mossa disperata per respingere le milizie ribelli, che continuano a stringere d’assedio Damasco e si battono in questi giorni per il controllo dell’aeroporto internazionale. Ma Hague ha affermato che la Gran Bretagna e gli Usa sono in possesso di informazioni secondo cui la Siria si prepara ad utilizzare tali armamenti, ricordando che il presidente americano Barack Obama ha già avvertito che ci saranno ”serie conseguenze” se ciò avverrà.

Il ministero degli Esteri siriano ha reagito con una lettera al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a Ban Ki-moon in cui dice che potrebbero essere proprio i Paesi che ”sostengono i terroristi” – cioè i ribelli – a fornire tali armi agli insorti per poi addossare la colpa del loro uso al governo di Damasco e preparare uno scenario per un intervento militare. Come avvenne con le accuse all’Iraq di possedere armi di distruzione di massa, poi rivelatesi infondate, che portarono all’invasione americana e britannica di quel Paese. Nella missiva il governo siriano – come fece a suo tempo Saddam Hussein – non conferma né smentisce di possedere questi armamenti, ma afferma che non ne farà mai uso contro il suo popolo.

”La Siria riafferma – si sottolinea nel testo reso noto dall’agenzia Sana – che non userà  in nessuna circostanza armi chimiche, qualora ne fosse in possesso”. Intanto nella città turca di Antalya, alla presenza di rappresentanti dei servizi di sicurezza di Paesi occidentali e arabi, i gruppi ribelli hanno eletto il generale disertore Selim Idris a capo del loro nuovo comando militare, che vede una importante presenza di militari vicini all’opposizione islamica. Dell’organismo non fa parte il fondatore dell’Esercito libero siriano (Els), il colonnello Riad al Asaad. Da parte sua il Consiglio di cooperazione del Golfo, che raggruppa le sei monarchie petrolifere della regione fermamente contrarie al regime siriano, hanno dato il via libera alla nomina in seno all’organismo di un rappresentante della Coalizione dell’opposizione siriana.

Continua nel frattempo la battaglia intorno a Damasco, dove le forze governative cercano di fermare con i bombardamenti l’avanzata dei ribelli. Almeno 19 persone, di cui 14 oppositori armati e cinque civili, sono stati uccisi nelle violenze che hanno investito in particolare un’area tra le localita’ di Irbin e Harasta, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). L’ong, con sede a Londra, afferma che combattimenti e bombardamenti governativi sono avvenuti anche nelle province di Hama, Idlib e Daraa, e che bombe sono piovute sul quartiere di Sakhur ad Aleppo. Da Brindisi, infine, e’ partito alla volta di Amman un volo della Cooperazione italiana con 13 tonnellate di beni umanitari destinati ai rifugiati siriani in Giordania, alle prese con i rigori dell’inverno. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi aveva sottolineato nei giorni scorsi la ”grande preoccupazione” per i risvolti umanitari della crisi siriana, annunciando di avere stanziato 1,5 milioni di euro, che si aggiungono ai sei milioni gia’ spesi nei mesi scorsi.