Siria, ucciso attore pro-Assad. Kamikaze a Damasco

Pubblicato il 4 Novembre 2012 - 21:02 OLTRE 6 MESI FA

DAMASCO – La Siria continua a essere teatro di guerra, mentre a Doha, in Qatar, gran parte delle frastagliate anime dell’opposizione (interna e esterna, armata e non) al presidente Bashar el Assad hanno dato al via ad un vertice che, in quattro giorni di riunioni, vorrebbe riuscire a superare le più pesanti contrapposizioni, dando vita a una piattaforma in grado di ”guidare veramente la rivolta”.

Il Consiglio nazionale siriano (Cns), principale coalizione d’opposizione, è sempre più contestato – anche a livello internazionale – e tacciato di inazione.

Ma a Damasco domenica 4 novembre ha fatto soprattutto scalpore la notizia del rapimento e della successiva uccisione, da parte di un gruppo di insorti, di un popolare attore siriano, appassionato sostenitore di Assad. Famoso in tutto il mondo arabo grazie alla sua partecipazione alla seguitissima soap opera ”Bab al-Hara”, Mohamed Rafea è stato prelevato da un non meglio identificato gruppo di insorti che, accusandolo di appartenere alle milizie civili del regime e di passare informazioni ai servizi segreti del presidente sui militanti dell’opposizione, ha deciso la sua esecuzione.

La notizia è stata resa nota dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) che ha raccolto testimonianze di oppositori secondo i quali l’attore forniva informazioni ai servizi segreti di Damasco sugli attivisti ostili al regime, era in possesso di una pistola e di un elenco di persone ricercate dalle autorità siriane.

Il conflitto ha poi continuato a far registrare bombardamenti dell’aeronautica siriana e operazioni militari contrapposte con l’utilizzo martellante dell’artiglieria in varie zone della Siria, con un bilancio di 212 vittime, uno dei più pesanti degli ultimi giorni.

I cacciabombardieri del regime hanno colpito in particolare la Ghouta orientale, alla periferia della capitale Damasco. I ribelli hanno invece preso per la prima volta il controllo di un importante campo petrolifero nella provincia di Deir Ezzor, non lontano dalla frontiera con l’Iraq.

Ci sono volute ore di furiosi combattimenti, una quarantina di soldati sono stati uccisi o fatti prigionieri ma se gli insorti dovessero consolidare la conquista avrebbero in pugno le più importanti riserve energetiche del Paese.

Non è stata risparmiata Damasco. Secondo l’opposizione nella capitale ci sono stati combattimenti sanguinosi, secondo i media di stato due ”terroristi” kamikaze hanno causato morti e feriti facendosi saltare in aria in un quartiere dove sono situati numerosi centri dei servizi di Sicurezza governativi e nel parcheggio dell’hotel Dama Rose, dove è ospitato il rappresentante dell’inviato internazionale Lakhdar Brahimi.

L’unica notizia positiva della giornata è venuta in serata dal Comitato internazionale della Croce Rossa. A Homs ”siamo entrati per la prima volta dopo mesi nei quartieri di Khakdiye’ e Hamidiye’ nella città vecchia”, ha riferito il capo della delegazione Cicr in Siria, aggiungendo che è stata possibile anche distribuire aiuti umanitari (cibo e medicinali) alla popolazione stremata da un assedio che dura ormai da oltre quattro mesi. I negoziati per portare assistenza, è stato precisato, si sono tenuti per settimane sia con le autorita’ governative che con vari gruppi armati d’opposizione.