Tensione nel Mar Baltico, Cnn: “Un aereo russo ha sfiorato 4 navi della Nato”

di Redazione BlitzTensione nel Mar Baltico: aereo russo sfiora quattro navi della Nato
Pubblicato il 14 Giugno 2015 - 17:03 OLTRE 6 MESI FA
Vladimir Putin (foto Ansa)

Vladimir Putin (foto Ansa)

ROMA – L’incidente, come lo definisce la Cnn, è accaduto l’11 giugno: un aereo militare russo ha sfiorato quattro navi della Nato nel mar Baltico. Secondo fonti del Pentagono l’aereo si è avvicinato troppo, “rappresentando una minaccia”.

La scena dell’avvicinamento dell’aereo russo è stata ripresa dal cacciatorpediniere americano USS Jason Dunham, che stava operando nelle acque del Baltico insieme ad una nave francese, una tedesca e una britannica.

Il video però non è stato ancora reso pubblico dal Pentagono. Il velivolo russo che si è pericolosamente abbassato sulle quattro navi dell’Alleanza Atlantica, arrivando a sfiorare il ponte della nave americana a poco più di 150 metri di altezza, appartiene alla Russian Maritime Patrol, l’unità di pattugliamento della marina russa.

Proprio in queste ore il New York Times ha riportato la notizia che il Pentagono sarebbe pronto a dispiegare mezzi pesanti in diversi Paesi alleati dell’est europeo e del Baltico per scoraggiare e impedire una possibile aggressione della Russia.

Se la proposta fosse approvata, spiega il quotidiano, si tratterebbe della prima volta dalla Guerra Fredda che Washington insedia forze militari nei nuovi stati membri della Nato, un tempo parte della sfera sovietica. A spingere i nuovi piani della Nato sarebbe stato l’allarme scatenato dall’annessione da parte della Russia della Crimea e la guerra in Ucraina.

Le truppe predisposte- dai 3000 ai 5000 soldati- sarebbero le stesse che vennero mantenute in Kuwait per più di una decina di anni dopo che l’Iraq lo invase nel 1990 e fu scacciato dagli americani e dalle forze alleate l’anno successivo. Il piano del Pentagono necessita ancora dell’approvazione del Segretario alla Difesa Ashton B.Carter e della Casa Bianca. E restano ancora reticenze politiche, soprattutto per il rischio di una ferma reazione russa.