Bpm, i sindacati promuovono il duale. No alla proposta di Ponzellini

Pubblicato il 22 Settembre 2011 - 21:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 22 SET – Un sì dei sindacati generali al sistema duale in Bpm ma in una versione ”più rigorosa” rispetto a quella formulata dal presidente Massimo Ponzellini che viene in sostanza bocciata e un’apertura all’ingresso di un socio istituzionale.

Nel faccia a faccia fra Lando Maria Sileoni (Fabi), Giuseppe Gallo (Fiba Cisl), Agostino Megale (Fisac Cgil), Massimo Masi (Uilca) e il vice direttore generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola il messaggio emerge chiaro: l’istituto di Piazza Meda deve uscire al più presto dalle secche in cui l’ha portato ”una cattiva governance” che ha esacerbato gli effetti della crisi. Un invito che da alcune fonti sindacali della banca viene letto come segno di grandi perplessità verso la gestione Ponzellini e la sua bozza di riforma dello statuto.

Intanto in Borsa il titolo sale di oltre 6 punti percentuali finendo poi la seduta a +4,88% mentre voci non confermate indicano primi contatti in corso fra Andrea Bonomi (Investindustrial) e i soci dipendenti e i sindacati locali. E da Via Nazionale si rinnova l’invito a far presto nel necessario rafforzamento patrimoniale (l’aumento di capitale da 900 milioni di euro sarà votato dai soci il 22 ottobre e partire il 24) e sul cambio della governance, mantenendo la forma cooperativa ma separando la proprietà dalla gestione.

La data del 22 è tassativa per evitare che Mediobanca abbia la possibilità di recedere dall’incarico di capofila del consorzio di garanzia della ricapitalizzazione e per dare un segnale di fiducia ai mercati. Un passo falso sull’aumento potrebbe creare un effetto a catena incontrollabile che preoccupa la Banca d’Italia la quale a quel punto avrebbe, in teoria, strumenti per intervenire. Per questo entro martedì prossimo, quando il cda si riunirà per decidere l’importo esatto dell’aumento, dovrà essere raggiunto un accordo sulla bozza dello statuto che, a questo punto non è più intoccabile.

I sindacati e i consulenti sono già al lavoro per limare il testo ”in una versione più rigorosa ed equilibrata di quella attualmente ipotizzata” e per porre fine ” a continue dichiarazioni o fughe di notizie che minano la credibilità dell’intero processo”.

I segretari generali guardano con favore anche all’ingresso di un socio istituzionale che metta ”risorse finanziarie” ma anche capacità manageriali. Di altro avviso l’associazione Amici e i sindacati locali che, con un’iniziativa autonoma, avrebbero avviato contatti con Andrea Bonomi, l’imprenditore milanese patron di Investindustrial che sarebbe interessato a una mera partecipazione finanziaria senza cambi nella governance o nella gestione. Uno scenario che non collimerebbe appieno con le richieste di Banca d’Italia.

Al riguardo si sarebbero già verificati contatti e incontri fra i rappresentanti di Bonomi e i componenti del comitato di presidenza e gli esponenti dei sindacati locali. La Fabi nazionale si chiama fuori e spiega che ”nel caso in cui la nostra rappresentanza sindacale in Bpm dovesse eventualmente proporre il nome di un investitore istituzionale, l’eventuale proposta dovrà necessariamente passare al vaglio della Segreteria nazionale e del Comitato direttivo centrale dell’organizzazione, che è l’unico organismo interno deputato, da Statuto, ad esprimersi sull’argomento”.