Crisi: in Italia 45mila posti vacanti, dai meccanici ai camerieri

Pubblicato il 23 Dicembre 2010 - 18:48 OLTRE 6 MESI FA

In Italia ci sono oltre 45 mila posti di lavoro vacanti, che non chiedono altro se non di essere occupati. Si tratta di un numero di contratti che potrebbe risolvere la situazione lavorativa di tutta una città medio-piccola, come può essere Cuneo o Matera. Quindi, mentre, ad autunno la disoccupazione è salita, raggiungendo livelli record a ottobre, tra luglio e settembre si sono create o liberate migliaia di posizioni, specialmente per camerieri, meccanici, commessi e muratori.

Ma guardando al trend, se a confronto con il terzo trimestre dello scorso anno, si registra ancora una crescita di posti vacanti, non è così rispetto allo scorso trimestre e sopratutto all’inizio del 2008, quando secondo la Cgil i posti vacanti erano il doppio. La lista di ”annunci di lavoro” esce fuori facendo dei semplici calcoli sui dati diffusi il 23 dicembre dall’Istat, che certifica nel terzo trimestre di quest’anno una crescita dell’offerta di lavoro nelle imprese con almeno 10 dipendenti dell’industria e dei servizi privati.

Tra luglio e settembre 2010, infatti, il tasso di posti vacanti si è attestato allo 0,6% sul totale dei settori considerati (7,8 milioni di dipendenti). L’aumento segnato su base annua è di 0,1 punti. Le percentuali di posti vacanti più alte si registrano nei comparti commercio al dettaglio e riparazione di autoveicoli (0,9%), costruzioni (0,7%), alloggio e ristorazione (0,7%) e comunicazione (0,7%).

L’Istituto, invece, rileva la quota più bassa nel settore dell’estrazione di minerali da cave e miniere, scarseggiano, quindi, le richieste per minatori. A confronto con il terzo trimestre del 2009, però, non si certificano solo aumenti. Se da una parte crescono i posti vacanti nelle costruzioni, nel commercio e nelle riparazioni (per tutti si certifica un incremento di 0,3 punti percentuali). Per le attività di trasporto e magazzinaggio, assicurazione e fornitura d’energia si registrano diminuzioni (da 0,1 a 0,2 punti percentuali in meno).

La Cgil, però, invita, a uscire fuori dal confronto tendenziale e spiega: ”L’offerta di posti di lavoro vacanti è pari ad una cifra del tutto fisiologica e che è comunque molto meno, pari a circa la metà di quanto non fosse all’inizio del 2008, cioè quando la crisi non era ancora iniziata”. A proposito, già nel 2008 qualche segno negativo già iniziava ad apparire, visto che, sempre secondo l’Istat, il tasso di natalità delle imprese iniziava a calare e si contavano solo 142 mila nuove imprese con dipendenti.