La crisi decima i manager (-20%): ma c’è urgente bisogno di maggiordomi

Pubblicato il 7 Maggio 2012 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA

Glenn Close interpreta il maggiordomo Albert Nobbs

ROMA – La crisi non  guarda in faccia a nessuno: lo sanno bene anche i manager abituati a dare ordini, costretti a reinventarsi, a fare grossi sconti sulle proprie pretese, a ricominciare da zero, ad accettare, perché no, un posto qualificato di maggiordomo. Dal 2008, quando il paesaggio economico è iniziato a diventare irriconoscibile, nel nostro paese il numero degli occupati con profilo professionale di dirigente è sceso del 20,8%, passando da 500mila a 386 mila. In moltissimi hanno dovuto mettere da parte l’orgoglio, subire una retrocessione e, pur di mantenere un ruolo in azienda, accettare la qualifica di quadro. Altri, per le stesse ragioni, si sono riciclati come collaboratori co.co.co. Uomini o donne la congiuntura non discrimina: ristrutturazioni, delocalizzazioni, privatizzazioni e cure dimagranti varie hanno avuto l’effetto di una vera e propria decimazione in ambito dirigenziale.

Si sente ripetere come la crisi aggredisca il ceto medio, il quale sta scomparendo, la società è polarizzata con i pochissimi ricchi sempre più ricchi. E che non possono rinunciare al maggiordomo, qualcuno di massima fiducia che con intelligenza, classe ed efficienza si occupi personalmente di gestire, accompagnare la vita quotidiana di un gentiluomo. Ora, vedi i casi del destino, un manager in disgrazia, purché rinunci ai tratti autoritari e troppo assertivi che la vecchia professione magari consentivano, ebbene quel manager potrebbe trovare economicamente vantaggioso, perfino moralmente edificante, presentare la propria candidatura a maggiordomo.

Un bagno (gelato) d’umiltà, una nemesi mortificante? Non scherziamo, i compiti di un maggiordomo con pedigree e diploma richiedono abilità e competenze di alto profilo. Abbiamo negli occhi gli esempi di Antony Hopkins in “Quel che resta del giorno” o il meno azzimato maggiordomo alle prese con i tre nipoti del suo “padrone”: i tempi son cambiati, alla loro irrinunciabile e impassibile presenza di spirito, vanno aggiunte qualità che possono essere apprese in corsi appositi. Stirare il quotidiano fresco di stampa potrebbe non bastare, magari è più necessario saper ovviare ai guasti della linea internet per consentire una serena navigazione sull’iPad di ultima generazione. E non serve, per una donna, nemmeno travestirsi da uomo come Glenn Close per assumere i connotati perfetti e maschili dell’impeccabile maggiordomo Albert Nobbs.

Intanto l’Associazione Italiana Maggiordomi “cerca urgentemente maggiordomi a Roma”. Almeno 50 per altrettante famiglie servono subito. I colloqui per le selezioni inizieranno dalle 11 alle 17 do lunedì 10 maggio, “al numero 40 di Via Savoia 40, presso Congusto Roma”. Il quotidiano Secolo XIX che in prima pagina fornisce questa lettura della crisi attraverso le storie incrociate dei manager a spasso e dei maggiordomi tornati in auge, pubblica anche le testimonianze di chi ha fatto il salto della barricata.

C’è Alessandro, l’ex manager di successo toscano che vendeva viaggi da sogno per un famoso tour operator e che ora organizza solo “viaggi da urlo” per una coppia della buona borghesia milanese (eufemismo per ricchi sfondati) presso la quale è a servizio come maggiordomo. C’è Annalisa, la signora bene rimasta vedova che dopo aver chiuso l’azienda di famiglia “è passata dall’altra parte” ma che rimboccandosi le maniche ha sconfitto la disperazione e mai si è arresa all’autocommiserazione: ora, in pantaloni, camicia, cardigan lungo e guanti bianchi sovraintende con entusiasmo a  tutti i domestici senza dover rimpiangere di esser la figlia di un ufficiale di Marina e essere laureata in Lettere.