Non paga 180 mila euro di Iva “per sopravvivere”, assolto a Milano

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 24 Ottobre 2013 - 11:15 OLTRE 6 MESI FA
Evade 180 mila euro di Iva "per sopravvivere", assolto a Milano

Evade 180 mila euro di Iva “per sopravvivere”, assolto a Milano

MILANO – Evade 180 mila euro di Iva “per sopravvivere”, assolto a Milano. Quando Stefano Fassina, sinistra Pd e oggi vice ministro, osò evocare lo scivoloso concetto di evasione di sopravvivenza, attirò critiche molto dure dalla sua parte (niente alibi per gli evasori), sarcasmi e apprezzamenti da destra (un po’ tardi, ma ci sei arrivato). Se poi a discettare di sopravvivenza come giustificazione possibile della diserzione agli obblighi fiscali ci si mette il capo dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, non può stupire che un giudice mandi assolto un imprenditore che ha evaso 180 mila euro di Iva, per il semplice motivo che non ce li aveva. Un tabù è stato infranto.

Un imprenditore milanese, accusato di aver evaso l’Iva per 180mila euro, è stato assolto dal gup di Milano Carlo De Marchi che ha accolto la tesi della difesa, la quale sosteneva che l’imputato “non aveva versato all’erario l’imposta, a causa della difficile situazione economica dell’impresa”. L’uomo, titolare di un’azienda nel settore informatico, è stato prosciolto perché “il fatto non costituisce reato”, ossia perché, come sostenuto dalla difesa, mancava la “volontà di omettere il versamento”.

L’imprenditore, assistito dagli avvocati Luigi Giuliano Martino e Marco Petrone, era stato in un primo tempo condannato con decreto penale a 6 mesi di reclusione convertiti in una multa di oltre 40mila euro, dopo che era stata accertata la violazione, segnalata dall’Agenzia delle Entrate. I suoi difensori, però, si sono opposti al decreto di condanna e hanno chiesto il processo con rito abbreviato per l’uomo, accusato di “omesso versamento di Iva” e titolare di un’azienda che è in fase di fallimento.

Nel processo i due legali hanno dimostrato che l’imprenditore aveva evaso l’imposta “a causa della difficile situazione economica dell’impresa e, più in generale, della crisi finanziaria del Paese”. Gli avvocati hanno sostenuto, inoltre, che “l’Agenzia delle Entrate era stata doverosamente informata dal contribuente dell’importo Iva dovuto, motivo per cui non vi era stato l’intento di evadere”. Il gup al termine del processo ha assolto l’imputato perché, come chiariscono i difensori (le motivazioni arriveranno tra trenta giorni), non ha ravvisato “l’elemento soggettivo del reato, vale a dire la volontà di omettere il versamento”. La condotta dell’imprenditore, concludono i difensori, “pur rendendolo inadempiente, non poteva aver rilevanza dal punto di vista penale”.