Fiat minaccia ancora l’Italia: “Ce ne andiamo all’estero”. Il governo risponde: “Che altro volete?”

Pubblicato il 24 Agosto 2011 - 20:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ancora una volta la Fiat minaccia (più o meno velatamente) di lasciare l’Italia. Ma il governo non crede alle proprie orecchie: “Avete avuto tutte le rassicurazioni che chiedevate, che altro volete?”, sembra essere la traduzione delle parole del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che ha replicato alle dichiarazioni di John Elkann. Il rampollo della famiglia Agnelli ha ripreso il ritornello recitato da Sergio Marchionne più e più volte nei mesi passati, specie prima del referendum tra i lavoratori.

Elkann aveva detto: “Siamo convinti che la Fiat continuerà a fare auto, adesso con Chrysler sono più di 4 milioni, ma la vera domanda è che cosa ha intenzione di fare l’Italia, se l’Italia ha voglia di fare auto. È necessario creare le condizioni perché si investa nel Paese”.

Sacconi ha replicato secco: “Fiat ha avuto dall’Italia tutte le certezze che chiedeva per avviare gli investimenti del suo programma”.

Alla Fiat non è bastato probabilmente il sostegno del governo che ha fatto da mediatore per l’accordo di Pomigliano D’Arco, pur di mantenere aperto lo stabilimento in Italia che produrrà la Panda. Non sono sufficienti a tranquillizzare Elkann nemmeno le norme varate dal Consiglio dei ministri sulla contrattazione, che prevedono l’efficacia nei confronti di tutto il personale degli accordi aziendali, approvati con referendum dei lavoratori, anche se firmati prima dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 tra le parti sociali.

Cos’altro dovrebbe fare il governo per dare un segnale positivo alla Fiat, che teme per i suoi investimenti? Il ministro Sacconi non ha dubbi sul fatto che “la stessa norma inserita in manovra, relativa all’applicazione erga omnes degli accordi sottoscritti, voluta dal Governo e dalla Regione Piemonte e gradita alla maggioranza delle parti sociali, e’ il segno evidente di un clima inequivoco di favore per gli investimenti e l’occupazione”. Sacconi in una nota ha precisato che “il tempo degli interrogativi deve essere ora sostituito da quello delle decisioni”.

Le “chiacchiere sono a zero” per Sacconi, ma Elkann non sembra convinto e lancia il suo ultimatum all’Italia, che ora è stanca di rispondere. Forse è arrivato il momento che a decidere se a investire nel paese non sia il governo, ma la Fiat stessa.