Formaggi e vini contraffatti: Stato “vende” i marchi italiani all’estero

Pubblicato il 19 Gennaio 2012 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il salame napoletano di Bucarest, la pomarola ed il parmesao del Brasile, il Chianti della California, il pesto ligure della Pennsylvania. Sono solo alcuni esempi di prodotti tipicamente italiani prodotti all’estero per un giro d’affari di 60 miliardi di euro. La contraffazione dei marchi italiani è un fenomeno noto, meno noto è che sia lo stesso stato italiano con la Simest, Società italiana per le miste all’estero, ad investire in Lactitalia, società che produce latte e formaggi in Romania con marchi come Dolce Vita e Pecorino che imitano quelli italiani. Ciò è quanto emerge dal rapporto sulla contraffazione alimentare dell’inchiesta della Commissione parlamentare presentato a Coldiretti. Con i funghi porcini secchi venduti come “made in italy” e gli oli di oliva contraffatti che sono solo alcuni degli esempi denunciati da Coldiretti.

Prodotti dai nomi italiani e che vantano il tricolore in confezione che di italiano hanno ben poco. La Simest partecipa attivamente in Lactitalia con una quota del 29 per cento. Un investimento italiano per aiutare la contraffazione dei marchi del “made in Italy”. La denuncia di Coldiretti è stata colta da Mario Catania, ministro delle Politiche agricole, che ha dichiarato guerra ai “furbetti del cibo“. Intanto la Simest promuove la vendita all’estero del culatello americano e della bresaola uruguaiana e nel commercio di prodotti esteri a marchio (contraffatto) italiano investe ben 11 milioni di euro.

Il presidente di Coldiretti Sergio Marini ha dichiarato: “Questo è uno Stato miope che invece di incentivare il ritorno delle imprese in Italia, finanza la loro delocalizzazione all’estero. Le iniziative di Simest hanno avuto come conseguenza crisi occupazionale e contenziosi sindacali e legali”.