Grecia, l’Fmi fa mea culpa: “Meglio il default nel 2010”. La Ue non è d’accordo

Pubblicato il 6 Giugno 2013 - 20:34 OLTRE 6 MESI FA

euro_ratto_europaBRUXELLES – Il Fondo monetario internazionale fa ‘mea culpa’ sulle ricette imposte alla Grecia. L’Unione europea no. Il rapporto del Fmi trapelato mercoledì ha ammesso che nella gestione della crisi greca, al fianco dei ”notevoli successi” ci sono stati anche ”notevoli insuccessi”. Che l’impatto delle misure di austerity è stato sottovalutato. Che era meglio fare la ristrutturazione del debito, ovvero lasciare che la Grecia facesse default già nel 2010. Il portavoce del Fmi conferma che in Grecia ”certe cose si potevano fare diversamente”.

Per la Commissione europea invece non c’è nulla da rimproverarsi. ”Abbiamo evitato il contagio” dice il portavoce di Olli Rehn. E pure la Bce non sente il bisogno di fare autocritica: inutile ragionare col senno di poi. Il rapporto di Washington, arrivato nel pieno dell’onda revisionista partita con la contestazione dello studio Reinhart-Rogoff sui benefici dell’austerità e sulla presunta insostenibilità dei debiti pubblici oltre il 90% del pil, ha punto la sensibilità di Bruxelles. Il portavoce Simon O’Connor lo boccia con una lunga dichiarazione scritta. In cui prima di tutto sottolinea che tutte le scelte fatte ”sono state condivise da tutte le istituzioni” della troika, quindi anche dal Fmi. Poi ricorda che è stato raggiunto l’obiettivo primordiale di ”mantenere la Grecia nell’Eurozona”. Rivendica i successi delle riforme avviate (lavoro, sanità, pensioni). Afferma che ”il programma è nei binari e che stiamo avendo segni di stabilizzazione e di crescita della fiducia in Grecia”. Cita l’indicatore del sentimento economico ”al massimo da cinque anni”. Ma tace il dato sulla disoccupazione di marzo che ha raggiunto il nuovo record del 26,8%”. Poi tira la stoccata: la Ue, dice, ”dissente radicalmente” sull’idea che la Grecia dovesse ristrutturare il debito già nel 2010.

”Fosse stato fatto in quella fase, avrebbe certamente fatto rischiare un contagio sistemico”. Mario Draghi da Francoforte concede che ”se il report individua delle ragioni dietro gli errori, dovremo tenerne conto in futuro” ma suggerisce pure che dietro certe marce indietro ”di solito c’è un errore di prospettiva storica, si giudicano cose di ieri con gli occhi di oggi”. Ma viste le cose con gli occhi della lib-dem Sharon Bowles, che presiede la Commissione ECON del Parlamento europeo che le ricette per la Grecia l’ha sempre criticate, ”è cosa buona e giusta che il Fmi ammetta gli errori fatti, ma la vera domanda è se la lezione sia stata capita”. Scontato il ‘no’, visto che ”anche il caso Cipro non è stato gestito in modo efficiente”.