Redditometro: si parte dai redditi 2009. Inizio soft, poi chi sfora del 20% paga

Pubblicato il 21 Novembre 2012 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA
Redditometro: si parte con il 2009, ma per gradi. Agli scostamenti del 20% tra entrate e uscite come limite si arriva per gradi

ROMA – Il nuovo redditometro (lo strumento di accertamento sintetico del Fisco) avrà una partenza soft, cominciando con lo spulciare le dichiarazioni del 2009. Soft perché, come ha spiegato il direttore della Agenzia delle Entrate, si concentrerà sugli “scarti significativi” tra entrate dichiarate e uscite effettive. I grandi scostamenti, quindi, con un criterio “progressivo” dell’uso del nuovo strumento. Nel senso, duplice, di iniziare a colpire le evasioni fiscali più evidenti (dal più ricco al più povero) e di arrivare per gradi alla regola aurea del 20%. Ovvero: quando le uscite superano del 20% le entrate dichiarate il redditometro si accorge e sanziona l’incongruità della dichiarazione.

Nei primi mesi di vita del redditometro le verifiche si concentreranno su margini ancora più ampi del 20%, perché le prime prove sul campo potranno migliorare lo strumento. Accertata l’incongruità, il contribuente è chiamato a un contraddittorio con il Fisco. Dopo contraddittorio. L’Agenzia è, infatti, tenuta a dialogare con il contribuente:

– in fase preventiva, chiedendogli di fornire chiarimenti e di integrare, con i dati in suo possesso, le informazioni a disposizione dell’Amministrazione;

– in una eventuale seconda fase, per definire la ricostruzione del reddito in adesione. In questo modo il contribuente può sempre fornire la prova contraria prima della quantificazione della pretesa.

“L’incoerenza iniziale fra i redditi dichiarati e quelli presunti”, ha sottolineato infatti il direttore dell’Agenzia per allontanare le paure di eccessivi “automatismi”, “possono avere mille giustificazioni, e il primo contraddittorio offre un filtro potente che si aggiunge a quelli già prodotti dai software di analisi”. Con quali criteri agisce il redditometro? Scrive Gianni Trovati sul Sole 24 Ore:

“Alla base del castello, invece delle sole presunzioni create dai coefficienti (in base al principio per cui «se spendi X per il cavallo devi guadagnare almeno Y»), ci sono tre pilastri: le informazioni tratte direttamente dall’anagrafe tributaria, le spese per diverse voci calcolate in base a dati puntuali (per esempio la lunghezza delle barche o la potenza delle auto) e, per le spese medie, elaborazioni statistiche fondate sulle indagini Istat, rapportate al reddito dichiarato o ricostruito oppure al totale delle spese famigliari. Completano il quadro gli incrementi patrimoniali e i risparmi dell’anno perché ovviamente, per esempio, la casa acquistata con un mutuo o grazie all’aiuto economico di un parente non può essere giustificata con il solo reddito annuale”.