Le imprese vincono, le Regioni perdono, i pensionati pareggiano: la “partita” della manovra alla prova fiducia

Pubblicato il 5 Luglio 2010 - 22:09 OLTRE 6 MESI FA
berlusconi tremonti

Berlusconi (a destra) e Tremonti

Le imprese “vincono”, le Regioni per il momento “perdono”, i pensionati “pareggiano”: il governo invece mette la fiducia per non perdere di mano la grande “partita” della manovra. Il 5 luglio è stata una giornata decisiva che ha svelato le intenzioni del governo sulla misura finanziaria.

Silvio Berlusconi si è rinchiuso nel “bunker” di Arcore con Tremonti per cercare una soluzione alle lamentele che erano giunte da più parti, in particolare dalle Regioni e, negli ultimi giorni, dagli imprenditori. A fine riunione, una nota di Palazzo Chigi ha rivelato che il governo “intende mettere la fiducia” sul provvedimento, che comincerà il suo iter parlamentare il 7 luglio, quando sarà nell’aula del Senato. Un modo per evitare le “imboscate” che Berlusconi tanto teme di questi tempi, tanto da riproporre l’utilizzo della fiducia come era stato per il disegno di legge sulle intercettazioni.

Imprese. Il premier e il ministro dell’Economia hanno valutato gli eventuali miglioramenti da apportare al testo, ma, a quanto pare, gli unici ad essere accontentati sono stati per il momento gli industriali. Nel pomeriggio il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, “fresca” di telefonata con i due “rinchiusi” di Arcore, aveva affermato che le richieste delle imprese sarebbero state “esaudite”. Gli industriali temevano di perdere le agevolazioni fiscali e gli incentivi legati per esempio all’uso delle ernegie rinnovabili? Ecco che spunta un correttivo secondo il quale l’agevolazione fiscale “prevista dalla manovra per le reti di impresa potrà essere fruita fino la 2013 nel limite di 20 milioni per il 2011 e 14 milioni per ciascuno degli anni 2012 e 2013”. L’altro punto contestato dagli industriali era il sequestro preventivo di beni nei confronti di imprese ritenute “colpevoli” in contenziosi fiscali. Probabilmente dal testo che uscirà dalla Commissione Bilancio del Senato anche questa voce sarà cancellata.

Regioni. I governatori continuano invece a “piangere” per i tagli che i loro enti subiranno con la manovra e perché il governo non sembra voler ascoltarli. Addirittura il presidente della Conferenza Regioni, Vasco Errani, ha ironizzato sulla celerità del governo nell’accontentare gli imprenditori: “Chiederò a Emma (Marcegaglia) di darmi una mano…”, quando ancora non si sapeva se governo e Regioni si sarebbero incontrati. Nel frattempo è giunta la notizia che l’incontro non ci sarà più, il 6 luglio, a Palazzo Chigi. Il faccia a faccia non sarebbe comunque stato rilassato perché Berlusconi e Tremonti hanno detto che i saldi della manovra “resteranno invariati” e dunque i tagli potranno essere “limati” ma nemmeno troppo. Ma anche i governatori di centrodestra, da Formigoni a Zaia, sono sul piede di guerra nei confronti del governo “amico”. Il presidente della Regione Lombardia ha addirittura affermato che Tremonti avrebbe chiuso qualsiasi possibilità di dialogo, motivo per cui avrebbe confidato nell’intervento diretto di Berlusconi.

Pensioni. L’emendamento presentato dal relatore della manovra Antonio Azzollini prevede che dal 2015 l’età pensionabile sarà innalzata in maniera direttamente proporzionale alle aspettative di vita. Da quella data ci vorranno tre mesi di più per poter smettere di lavorare. La seconda revisione ci sarà nel 2019, e non subito nel 2016 come prevedeva originariamente l’emendamento. E’ stato però cancellato l’ormai celebre “refuso” di cui aveva parlato il ministro del Lavoro Sacconi, inizialmente inserito nel testo: nonostante la riforma del sistema previdenziale, chi matura 40 anni di contributi potrà continuare ad andare in pensione. Infine, è stato stabilito che dal 2015 le donne che lavorano nel settore pubblico andranno in pensione a 65 anni.