Italia-Germania: i 10 spread + 1. Partita persa già sui banchi di scuola
Pubblicato il 24 Settembre 2012 - 13:32 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Nei 10 anni dell’euro l’Italia ha accumulato uno “spread” di 30 punti di competitività con la Germania. I tedeschi hanno corso, noi siamo rimasti fermi al palo. E lo “spread” ufficiale, quello che misura la differenza tra i rendimenti del Btp con il bund, rischia di essere solo l’effetto scaricato sul debito pubblico di altri “spread” meno aleatori per spiegare il ritardo che penalizza l’industria italiana e la mancata crescita. 10 spread + uno, il più importante, che nasce sui banchi di scuola e misura il deficit educativo, pedagogico, formativo.
Il Sole 24 Ore ha calcolato i 10 spread che separano l’Italia dal resto d’Europa, dal credito al fisco, dalla corruzione al mercato dell’energia, dalla produttività all’export. La Stampa aggiunge lo spread della scuola con i sei nodi irrisolti del nostro sistema formativo. Le classifiche che certificano il nostro ritardo sono mortificanti. Sul Credito siamo settimi su 10, dopo la Francia e prima solo di Spagna, Portogallo e Grecia: zona rossa. Quanto alla Politica Fiscale siamo ultimissimi, profondo rosso. Stessa cosa per quanto riguarda la Giustizia, così come la Corruzione, dove ce la giochiamo con la Grecia. Energia: ultimi nel costo dell’Energia Elettrica che grava su imprese e utenti, va male anche per il Gas. Produttività, ultimi. Export, penultimi superati solo dal Belgio. Infrastrutture: penultimi superati solo dalla Grecia. Per la Burocrazia lenta ci battono solo Portogallo e Grecia.
Capitolo scuola. L’analisi curata dalla Fondazione Rocca e associazione Treelle è impietosa.
a) “Education e mondo del lavoro restano ancora oggi realtà separate”.
b) Nella scuola primaria il problema non sono i soldi (spendiamo 8600 dollari per studente, la media Ue è a 7762 dollari): non va perché c’è “scarsa selezione di insegnanti e presidi e un’organizzazione inefficiente”.
c) La scuola media fa acqua: insegnati troppo anziani e scarsamente motivati.
d) Università: finanziamenti insufficienti e ragazzi che si laureano troppo tardi.
e) “Mancano scuole terziarie professionalizzanti”: pochi istituti tecnici da cui le imprese possano attingere. In Germania il 14% dei giovani consegue diplomi su professioni richieste dall’industria, in Italia solo lo 0,5%.
f) Innoviamo poco: i nostri brevetti rappresentano il 17% di quelli tedeschi.