Manovra, effetto speciale: 240 euro a figlio fino a 18 anni. Per ora solo ai senza lavoro

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 12 Settembre 2019 - 10:49 OLTRE 6 MESI FA
Manovra governo Conte 2, effetto speciale: 240 euro a figlio fino a 18 anni. Per ora solo ai senza lavoro

Manovra, sarà bloccato l’aumento dell’Iva? (Foto d’archivo Ansa)

ROMA – Al neonato governo giallorosso serve un coup de théâtre, un effetto speciale da inserire nella prossima manovra che rischia di risultare, senza, troppo noiosa e prevedibile. Non che questa sia facile e leggera, la sterilizzazione dell’Iva e il taglio del cuneo fiscale, da soli, costano quasi 30 miliardi. Ma sono misure annunciate, promesse. Serve una mossa a sorpresa per far breccia nei cuori dei cittadini. Che poi sono anche elettori.

E la soluzione potrebbe essere un intervento a sostegno della natalità: l’assegno unico per le famiglie. Fino a 240 euro da incassare per ogni figlio sino al so 18esimo anno di età. Evitare che l’Iva aumenti ancora, ‘coprendo’ quelle clausole di salvaguardia inserite nell’ultima manovra fiscale per finanziare Quota100 e il Reddito di Cittadinanza, costa 23 miliardi di euro. Altri 5 circa ne servono per tagliare, finalmente, il cosiddetto cuneo fiscale. Cioè le tasse sul lavoro.

Misure attese, specie la seconda, e quasi indispensabili, la prima. Ma soprattutto in senso politico misure che sono state già ‘spese’. Movimento5Stelle e Partito Democratico, i due nuovi alleati di governo, hanno da tempo infatti promesso che l’Iva non aumenterà e le tasse sul lavoro saranno limate. Lo hanno promesso così a lungo, anche se le coperture vanno ancora trovate, che sono due misure praticamente già vendute. I cittadini- elettori le considerano già cosa fatta. Per intendersi, se l’Iva aumentasse, la colpa ricadrebbe sull’attuale governo più che sul precedente.

Iva e cuneo fiscale sono due punti dunque già acquisiti. Ma ad un nuovo governo, specie ad uno così apparentemente contro natura, serve qualcosa che conquisti, faccia breccia e presa nei cuori dei cittadini perplessi. E anche un po’ nei portafogli che funziona sempre. Quale terreno migliore, allora, che quello del sostegno alla natalità e alle famiglie più povere per mettere in campo la novità? Terreno, tra l’altro, quello del sostegno alle fasce più deboli, che è forse uno dei pochi che davvero accomuna le due anime del nuovo governo. E allora ecco l’idea: l’assegno unico per le famiglie.

Su questo c’è già un progetto ben definito. Ed è del Pd. È il disegno di legge presentato all’inizio della legislatura alla Camera da Stefano Lepri. Un progetto che, in sintesi, prevede che per ogni figlio a carico, cioè che non abbia un proprio reddito, venga riconosciuto un assegno ‘unico’ di massimo 240 euro fino a quando compie 18 anni. Importo che poi scende a un massimo di 80 euro tra i 18 e i 26 anni. Le cifre indicate sono quelle massime, l’importo effettivo verrebbe calcolato in base al reddito dei genitori secondo una scala da definire. Ma in ogni caso, secondo la proposta, se il reddito dei genitori supera i 100 mila euro l’anno l’assegno non è dovuto.

Importante, anzi centrale, è l’aggettivo ‘unico’. Unico perché, per trovare le risorse necessarie, verrebbero riassorbiti tutti gli strumenti che oggi esistono a sostegno delle famiglie con figli. A partire dagli assegni familiari. L’idea in un certo senso rivoluzionaria sta proprio qui. A differenza degli odierni assegni familiari e delle altre detrazioni, l’assegno unico sarebbe destinato a tutti i genitori. Per gli assegni familiari di oggi e per le detrazioni serve infatti avere un lavoro, un reddito, una pensione o almeno un sussidio. Chi è disoccupato e senza reddito, paradossalmente, non ha la possibilità di accedere a questi benefici.

L’operazione però ha un costo. Per far andare a regime l’assegno unico servirebbero poco più di 3 miliardi aggiuntivi ogni anno per i prossimi tre anni. Tanti, forse troppi, almeno nell’immediato con quei 28 miliardi da trovare. La soluzione potrebbe essere procedere per gradi, cominciando da chi è senza lavoro e dagli incapienti, quelli che dichiarano meno 8 mila euro l’anno. Cittadino elettore stupito e conquistato dalla manovra. E magari anche fiducioso nella seconda stagione quando la platea verrà allargata.