Debiti P.A., Monti: non posso pagare 20 mld senza ok di Parlamento e Ue

Pubblicato il 25 Marzo 2013 - 16:19| Aggiornato il 9 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’Italia prova a pagare i debiti della sua Pubblica amministrazione con le aziende ma non può farlo, spiega Mario Monti, senza il sì di Parlamento e Unione Europea. O per dirla con le parole dello stesso Monti, “non può pagare tutto e subito anche se ci piacerebbe”. Ma se per il sì del Parlamento l’ossigeno alle imprese sembra essere una delle poche cose che mette (quasi) tutti d’accordo, per quanto riguarda l’Europa, la situazione è diversa.

Perché pagando quei soldi l’Italia farebbe aumentare il suo deficit, portandolo al 2.9%, quello stesso deficit per cui l’Italia è sotto inchiesta in Europa proprio per deficit eccessivo. La Ue, sostanzialmente, minaccia: “Quaranta miliardi in due anni sono troppi. Se pagate così tanto richiamo di non poter chiudere a maggio, come previsto,  la procedura di infrazione contro l’Italia per deficit eccessivo”.

Monti però  non ci sta e replica che, in sostanza, l’Italia sarà fuori dall’eccesso di deficit ben prima di pagare la prima metà di quei quaranta miliardi e che il problema di conseguenza non si pone.

Succede tutto quando il piano del governo per la restituzione dei crediti alle imprese è ancora solo un piano e non c’è, per il momento,  neppure un decreto che dica a chiare lettere come e quando la Pa pagherà i suoi debiti con le aziende. Eppure all’Europa basta per mettersi di traverso. A parlare è Olli Rehn, commissario europeo che dell’Italia non è esattamente amico, soprattutto quando si tratta di andare a spulciare nei nostri conti per trovare eventuali falle nel bilancio.

Tutta colpa di quel deficit italiano, ancora troppo alto e che, secondo la Ue, schizzerebbe ancora arrivando fino al 2,9% in caso di esborso da 40 miliardi. Tradotto: se paghiamo le imprese torniamo nella zona rischio e per la Ue sarebbe difficile chiudere la “procedura di infrazione per deficit eccessivo”. Secondo l’Europa :”un deficit al 2,9% del Prodotto interno lordo nel 2013 potrebbe rendere più difficile la chiusura della procedura di deficit eccessivo contro l’Italia a maggio. Con un deficit a questi livelli, l’Italia è in una situazione limite.

Secondo l’Ansa che cita fonti interne alla Commissione Ue all’Italia non si applicherebbe quella ”flessibilità” prevista dal Patto di Stabilità perché essa si applica solo per i Paesi che non sono ancora sotto procedura.

I ”fattori rilevanti” al fine del conteggio del deficit di cui parla il Patto di stabilità, ”vengono presi in considerazione quando si deve decidere se mettere o meno un Paese sotto procedura, e non quando già c’e”’. Il rischio per l’Italia è quindi che il pagamento di 40 miliardi di euro da parte dello Stato aggravi il deficit fino al punto di rendere impossibile, a maggio, il via libera alla chiusura della procedura.

Per valutare la chiusura la Commissione aspetta che Eurostat ad aprile confermi i dati del 2012, che danno il deficit italiano ben sotto il 3%, e che le previsioni economiche di maggio confermino che la correzione sul disavanzo sia ”sostenibile anche nel 2013 e 2014”. E’ per questo che lo sblocco dei pagamenti, che secondo il governo porta il deficit al 2,9%, non è una buona notizia per l’Italia: ”Se il Paese in questa fase propone misure che aumentano il deficit, questo rimette in discussione il processo di chiusura della procedura”, spiegano le fonti. L’Italia è infatti in una ”situazione limite” che rende più difficile presentare ”argomentazioni credibili” per la chiusura della procedura.

La posizione di Monti, però, è diversa. Per il premier infatti l’Italia sarà fuori dalla procedura per deficit eccessivo ad aprile. E se il decreto non è stato fatto non è per possibile ostilità europea ma perché prima occorre modificare il Documento di economia e finanza. Al contrario, spiega Monti, la “Commissione Ue ha incoraggiato l’Italia a mettere in atto un programma notando che l’impatto sulle finanze pubbliche sarà preso in considerazione come fattore mitigante. La commissione agisce da incoraggiamento”.

Male la Borsa. Intanto nel pomeriggio di lunedì 25 marzo scivola Piazza Affari con il Ftse Mib in calo del 2,11% a 15.705 punti dopo oltre 6 ore di contrattazioni. In un paniere quasi completamente in rosso si segnalano 3 titoli congelati per eccesso di volatilità: Mediaset, Finmeccanica e Ubi Banca, mentre Unicredit cede il 4,91% e Intesa il 5,15%.