Pensioni d’oro, Macelloni e Lorusso mettono all’angolo il leader dell’odio per i giornalisti, Tito Boeri

di Sergio Carli
Pubblicato il 10 Novembre 2021 - 12:05 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni d'oro, Macelloni e Lorusso mettono all'angolo il leader dell'odio per i giornalisti, Tito Boeri

Pensioni d’oro, Macelloni e Lorusso mettono all’angolo il leader dell’odio per i giornalisti, Tito Boeri. Nella foto: Boeri con De Benedetti, per la serie c’eravamo tanto amati

Pensioni d’oro, che sono nella fantasia del partito dell’odio guidato da Tito Boeri: Marina Macelloni (Inpgi) e Raffaele Lorusso (Fnsi), mettono a tacere le bugie.

L’occasione è data da un dibattito organizzato da Repubblica, cui intervengono anche un deputato del Pd, Alessia Rotta,  Vice-capogruppo del PD alla Camera e il direttore del quotidiano, Maurizio Molinari. 

Unica nota stonata, l’introduzione di Rosaria Amato e Roberto Mania, i quali, chissà perché, danno credito alle fandonie di Boeri. Secondo loro, l’Inpgi, istituto previdenziale e erogatore delle pensioni dei giornalisti, applica “regole pensionistiche più generose rispetto a quelle generali”.

Magari fosse vero. In realtà l’Inpgi applica da molti anni un demoltiplicatore, per cui le pensioni più alte corrispondono alla metà e anche meno dell’ultimo stipendio.

Al contrario di altri enti pensionistici come i telefonici, che hanno elargito come Creso, prima di essere assorbiti dall’Inps. 

Su questi, come ha sottolineato…Macelloni, Boeri non ha mai trovato da obiettare.

Forse Boeri ha maturato la sua ostilità verso la categoria frequentando troppo intensamente Carlo De Benedetti, per anni azionista e poi anche presidente di Repubblica. Era ospite d’onore sulla barca di De Benedetti. C’è persino chi temeva che De Benedetti volesse insediare alla direzione di Repubblica Tito Boeri al posto di Ezio Mauro.

Tito Boeri e Carlo De Benedetti, così tutto ebbe inizio

In qualche modo l’amore ha preso l’acido, al punto che Boeri, una volta presidente dell’Inps, è arrivato a denunciare penalmente De Benedetti e alcuni dirigenti per presunte malefatte nei prepensionamenti. Del che si può prevedere saranno ampiamente assolti.

L’odio verso i giornalisti e le loro pensioni non è di ieri. A parte le incursioni di Matteo Renzi, si può prendere a punto di prtenza il Governo di Mario Monti, uno dei peggiori della storia, dove faceva partire i suoi siluri contro la categoria Enrico Giovannini, allora ministro del Lavoro dopo essere stato presidente dell’ultra politicizzato Istat e prima di essere, nell’attuale Governo Draghi, ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (quello dei monopattini per capirci).

Inquadrato il personaggio Boeri, resta da riferire la secca replica di Marina Macelloni.

Pensioni Inpgi, Marina Macelloni mette all’angolo Tito Boeri

“A partire da quasi subito dopo la privatizzazione molto meno, perché la prima riforma dell’Inpgi è del ’98 quando, pur rimanendo nel sistema retributivo, abbiamo spalmato il calcolo della pensione su tutta la vita lavorativa. Poi abbiamo fatto una riforma nel 2005, una nel 2011, quando abbiamo anticipato l’equiparazione dell’età delle donne a quella degli uomini, nel 2015 e infine nel 2017. Quindi dire che l’Inpgi non è intervenuto è scorretto”.

Elegante ma fermo.

Interviene Raffaele Lorusso, segretario della Federazione della Stampa, il sindacato unitario dei giornalisti.

“e si fosse trattato di un caso di mala gestione i ministeri vigilanti che siedono nel consiglio di amministrazione dell’Inpgi sarebbero già intervenuti. Non l’hanno fatto perché siamo di fronte a uno squilibrio strutturale relativo all’andamento del mercato del lavoro, non alla gestione dell’Inpgi”.

Raffaele Lorusso svela le bugie di Boeri

Boeri sostiene anche che l’Inpgi era nella situazione di dovere portare i libri in Tribunale. Anche su questo Lorusso lo zittisce.

“A me pare una provocazione perché se valesse questa regola, bisognerebbe portare i libri in tribunale di tutta la previdenza italiana, Inps compreso perché stiamo parlando di un istituto che registra un disavanzo di 7,2 miliardi. L’Inpgi non è un’eccezione. Quanto all’ipotesi di commissariare l’Inpgi vorrei far notare che stiamo parlando di un settore che in qualche modo ha rilevanza costituzionale perché parliamo di informazione. Dunque vorrei capire quale governo, sia politicamente sia da un punto di vista costituzionale, si assume anche la responsabilità di commissariare l’istituto previdenziale di un settore di chi fa informazione a fronte di un’assenza di mala gestio”. 

Macelloni ricorda appena alcuni degli oneri sociali di cui si è fatto carico l’Inpgi:

Negli ultimi dieci anni abbiamo speso di ammortizzatori sociali 500 milioni

L’elenco è ben più lungo e comprende i contributi elargiti, secondo legge, per integrare la pensione dei giornalisti-parlamentari.

E l’onere della parte di liquidazione nota come “fissa”, spettante ai giornalisti a fine carriera. A partire dagli anni ’80, la fissa uscì dagli obblighi contrattuali degli editori e fu scaricata sull’Inpgi.

Messo all’angolo, Boeri si attacca al refrain dei demagoghi di ogni colore

L’inpgi è colpevole di avere “una governance che è spropositata, garantisce dei compensi ai membri del consiglio di amministrazione che sono due volte e mezzo più alti di quelli del presidente dell’Inps, tanto per intenderci, ed ha ben sette sindaci”.

Pochi spiccioli contro miliardi. E è anche professore.

Per la cronaca, ecco il rassunto delle puntate precedenti. Dal primo luglio del 2022 l’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, passerà all’Inps. Lo prevede la legge di Bilancio presentata dal governo. Da anni l’Inpgi ha i conti in rosso per la lunga e profonda crisi dell’editoria.

Da qui la decisione del governo Draghi. Tito Boeri, professore alla Bocconi ed ex presidente dell’Inps, è stato molto critico su questo provvedimento.

Dalle pagine di Blitz, Pierluigi Roesler Franz, ha già replicato duramente alle bugie di Boeri:

“Pensioni d’oro, da Boeri a Renzi fandonie e odio, nemici dei giornalisti, Pierluigi Franz li smentisce inesorabile”