Svolta epocale: scende la spesa per gli stipendi degli statali

Pubblicato il 9 Aprile 2013 - 13:59| Aggiornato il 28 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Svolta epocale: scende la spesa per gli stipendi degli statali. La spesa per le retribuzioni dei dipendenti pubblici nel 2011 è stata di 170 miliardi, in calo dell’1,6% sul 2010. E’ il primo calo – sottolinea l’Aran – dopo 31 anni di crescita ininterrotta. Nel 2012 le anticipazioni evidenziano un ulteriore calo della spesa del 2,3% a 165,36 miliardi. La spesa è prevista in calo anche per il 2013. Il calo della spesa complessiva sostenuto dalla Pubblica amministrazione per pagare le retribuzioni è stato possibile grazie alle misure di contenimento varate negli ultimi anni, in particolare il blocco dei contratti e i vincoli al turn-over che stabiliscono che si possa assumere nel limite del 20% del personale uscito e della spesa per questo personale.

“Il nostro compito – ha detto il presidente dell’Aran, Sergio Gasparrini – è stato svolto. Il dimagrimento c’è stato e un ulteriore parte ci sarà nel 2013. Ora dobbiamo guardare alla qualità della spesa”. La spesa nel complesso nel 2011 era pari a 170 miliardi, l’11% del Pil e un ulteriore calo del 2,3% è stimato per il 2012. Le retribuzioni di fatto nel 2011 sono diminuite dello 0,8% per l’insieme del pubblico impiego e le prime anticipazioni sui dati 2012 confermano questo andamento.

Siamo a un turning-point, a un vero punto di svolta della nostra spesa pubblica? La diminuzione del peso complessivo della burocrazia sulle casse dello Stato è il tema dei temi quando si parla di spending review. Sotto questo punto di vista le cifre pubblicate oggi non sono una sorpresa: funziona il blocco del turnover, cioè ai pensionamenti non corrispondono nuovi ingressi (o perlomeno il rapporto ora è a 1 a 5). Se il contenimento della spesa pubblica è generalmente auspicato, è il come che suscita le maggiori preoccupazioni. L’accetta del taglio lineare, indiscriminato, frutto di un mera ipotesi algebrica, penalizza i virtuosi disincentivando chi fa bene, chi risparmia.

Esisterebbero già delle regole, come nel mondo accademico. Esiste una legge per cui il costo del personale non può superare il 90% della spesa complessiva dell’università. In realtà ci sono atenei che spendono, solo per il personale, il 102/103%  e per questo indebitandosi. Una politica seria di contenimento dei costi deve essere necessariamente differenziata: chi sfora viene punito ed è costretto a risparmiare, chi rispetta le regole viene premiato e messo in condizione addirittura di assumere nuovo personale, perché serve.