Uomini e donne, stesso stipendio a parità di lavoro

Pubblicato il 23 Maggio 2012 - 11:55 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Uomini e donne dovranno guadagnare allo stesso modo se ricoprono lo stesso ruolo a lavoro.

Un ordine del giorno approvato in Commissione Lavoro del Senato, nell’ambito della discussione sulla riforma, stabilisce che ,a parità di ruolo, uomini e donne percepiscano lo stesso stipendio. La norma dovrà entrare in vigore questo entro il 2016.

L’impegno è stato assunto dal governo, che ha accolti un ordine del giorno dell’Idv (prima firma Giuliana Carlino). L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

Il documento, approvato dalla commissione con il parere positivo del governo, ricorda i dati diffusi questa settimana in occasione della Giornata europea per la parità retributiva nell’Unione europea, secondo i quali le donne continuano a guadagnare in media il 16,4% in meno degli uomini.

”Il fenomeno – sottolinea l’ordine del giorno – rispecchia le difficoltà che incontrano le lavoratrici a conciliare lavoro e vita privata: molte donne si vedono infatti costrette a prendere congedi di maternità o a lavorare part-time”.

Il problema è accentuato in Italia dalla bassa spesa sociale a favore della famiglie e la disabilità, che carica sulle donne il peso del lavoro di cura: ”Più di 2 miliardi di ore in un anno, in un ruolo fondamentale per l’economia e la società”.

Insomma ”rispetto alle lavoratrici degli altri Paesi dell’Unione europea, per le italiane le condizioni di lavoro sono meno favorevoli sia per la qualità dell’attività, sia per il salario medio (inferiore del 20 per cento, in media, rispetto agli uomini), sia per la possibilità di coniugare i tempi di vita con quelli di lavoro”.

Il documento impegna quindi il governo ”a definire e programmare, d’intesa e in stretta collaborazione con le parti sociali, entro un anno dalla data di approvazione del disegno di legge in esame, misure concrete volte a conseguire entro il 31 dicembre 2016 il definitivo superamento per ciascun settore lavorativo del divario retributivo tra uomini e donne”