Lavoro senza futuro in un’Italia senza energia, da Berlusconi a Vendola

di Fedora Quattrocchi
Pubblicato il 6 Agosto 2010 - 09:47| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA

Nichi Vendola: un futuro a basso livello energetico

In questi giorni di rimescolio politico, l’attenzione di tutti è concentrata sulle azioni in atto tra i palazzi romani e le appendici nordiche del potere, a Arcore e Varese. Sembra che tutto vada comunque avanti, che la politica sia qualcosa di scisso dalla realtà dell’Italia e che alla fine i politici non si capisce bene cosa ci stiano a fare. Se però poi si guarda uno delle migliaia di problemi e problemini aperti la cui soluzione dipende da una decisione politica, allora si capisce in concreto quanto devastante sia l’effetto della continua instabilità politica che ci affligge, da un anno a questa parte. Un caso noto a pochi ma evidente appena lo si considera è quello della ricerca energetico-climatica e dei danni che questo settore subisce dal fatto che ancora non è stato nominato un nuovo ministro per lo Sviluppo Economico al posto di Claudio Scajola. I lavori per la stesura della politica energetica sostenibile del 20-20-20 sono in stallo e fondi pubblici di ricerca stanziati da quel Ministero ancora latenti. Ma la domanda più opprimente per quelli a cui sta a cuore questo fondamentale tassello del sistema energetico (la sostenibilità climatica), è se ci sarà coerenza interna alla nuova coalizione vincente per riavviare una politica industriale energetica a zero emissioni che contribuisca alla crescita dell’economia e a diminuire il debito pubblico. Sarà in grado il paese di produrre quei circa 30 miliardi di kWh che sono stati necessari negli ultimi giorni di luglio per tenere accesi milioni di condizionatori d’aria che hanno alleggerito gli effetti del luglio più caldo degli ultimi 150 anni ? E saranno sempre attivi quei circa 2000 Mw elettrici ad esempio nel Lazio per far fronte a quei bisogni di punta? La scelta delle centrali nucleari francesi “chiavi in mano” deve essere affiancata da sufficienti fondi per la ricerca nucleare, ma nel contempo è bene cominciare a chiedersi gli effetti di una vittoria della sinistra qualora a guidarla fosse un candidato piuttosto che un altro o anche se, comunque, uno con la visione politica di Nichi Vendola assumesse un ruolo rilevante nelle scelte energetiche del paese. Abbiamo già avuto l’illustre precedente di Pecoraro Scanio, ma sappiamo che l’esperienza non vale per la memoria corta degli italiani. Una prima domanda concreta, in opposizione a teorie e slogan, è se saranno disponibili sul territorio italiano quelle centinaia di migliaia di ettari per solare e fotovoltaico che i “ricercatori” delle Fabbriche di Nichi Vendola inneggiano. C’è poi il quesito delle scorie nucleari degli ospedali e delle vecchie centrali nucleari: rimarranno ammassate a ridosso di quei vecchi scheletri arrugginiti? Se avesse mano libera uno come Vendola, siamo sicuri che ci sarebbe energia disponibile per tutti? Certo, la si può comprare all’estero, ma aggravando i conti dello Stato italiano con un inesorabile effetto, certo non immediato e questo è quel che importa ai politici, sul tenore di vita degli italiani. E ancora, parlando di uomini, come si concilia la Green economy di Rutelli, con le idee di Casini, che tutto fa pensare propenda per le 4 centrali Epr di Enel-Areva di terza generazione ? Quale sarà la posizione di Fini, se avrà ancora ruolo e voce e lo avrà con la sinistra? Purtroppo tutti gli schieramenti sembrano ignorare che le prospettive future di lavoro sono legate da una correlazione biunivoca con i Mw elettrici funzionanti, non quelli intermittenti. Oggi sembra che funzioniamo a intermittenza, visto che ormai si fanno cadere i governi ogni 18 mesi, a pensione acquisita. Si rischia di dovere modificare il primo articolo della Costituzione: non più una Repubblica basata sul lavoro (perché con la sua politica energetica non ce ne sarebbe per tutti) ma basata su salute, sicurezza e sapere. Si tratta di vedere poi chi paga.